Milano

Milano, cinque progetti per fermare l’agonia

Cinque idee concrete, rapide e fattibili per cambiare Milano adesso, prima della fine del mandato Sala. Un esercizio di immaginazione civica e politica che parte dalle Olimpiadi 2026 e che vede la politica protagonista nel decidere.

24 Marzo 2025

“E adesso?” era la domanda finale del recente articolo di Jacopo Tondelli. Una lucida analisi sociale, culturale e politica degli ultimi 14 anni di governo e non-governo di Milano. “E adesso?” è una domanda sulla quale ho pensato valesse la pena fare un esercizio: immaginare cinque progetti che Sala e la sua Giunta potrebbero realizzare entro la fine del mandato.

Cinque progetti che rispondono a tre criteri:

Sono visibili, concreti, fattibili rapidamente: possono rappresentare subito l’idea di un cambio di passo, possono dare speranza.

Sono notiziabili: per ognuno ho immaginato il “titolo” che potrebbe aprire un quotidiano, sfruttando una delle caratteristiche più importanti di Milano: generare notizie che fanno parlare un Paese intero. Per una volta sarebbe bello ‘usare’ questo potere di Milano attorno a un’idea che vede la Politica protagonista nel decidere e i cittadini riceverne dei benefici tangibili.

Sono guidati da un’idea politica della società e della città e al tempo stesso sono calati nella realtà: i primi quattro sono legati a ciò che in città, volenti o nolenti – ormai arriverà: le Olimpiadi invernali.

Foto ©Sky

Oltre 5 miliardi e 720 milioni di euro. Un miliardo e 600 milioni per la realizzazione dei Giochi e altri 4 miliardi e 120 milioni per le opere connesse (il 68% assorbite da 45 opere stradali per un costo che supera i 2 miliardi e 816 milioni di euro totali). La Lombardia da sola assorbe circa la metà delle opere (il 52%) e dei relativi costi (47%)

Manca esattamente un anno al via di Milano Cortina 2026 – infatti – ma nei bar e per le strade della città quasi nessuno ne parla. Ogni tanto i giornali raccontano le novità delle inchieste, ogni tanto vediamo fotografie di momenti istituzionali che si somigliano sempre: molti uomini sul palco, una moderatrice donna e grande allineamento istituzionale, perlomeno a microfoni accesi. Partiamo da qui, per fermare “la lenta agonia di Milano”?


I CINQUE PROGETTI

1. Extra costi ok, ma per riaprire Scarioni e Argelati
“Grazie alle Olimpiadi, Milano riaprirà le sue piscine chiuse”

Il Villaggio Olimpico in Porta Romana e l’Arena Santa Giulia sono le due opere olimpiche più grandi che riguardano Milano. La costruzione è a carico di due soggetti privati – COIMA e CTS Eventim – che hanno ricevuto importanti ‘sconti’ sugli oneri urbanistici in cambio della messa a disposizione per i due mesi delle Olimpiadi (finite le quali l’utilizzo sarà interamente privato, con circa 1/3 dei posti letto del villaggio-studentato a prezzi convenzionati). Il problema è che – come accade per molte opere – la costruzione si è rivelata più costosa del previsto, ma COIMA e CTS Eventim stanno chiedendo i soldi degli extra costi a tutti noi, cioè alle istituzioni, minacciando di non riuscire a finire in tempo. Si parla di oltre 100 milioni di euro e il 10 febbraio 2025 il Ministro Salvini ha garantito che il Governo troverà una soluzione,

La proposta: diamo pure questi fondi ai privati nella forma del prestito paziente, ma in cambio di un preciso ritorno per l’interesse pubblico, la rimessa in funzione immediata da parte degli stessi privati dei centri balneari Scarioni e Argelati (chiuse rispettivamente dal 2018 e 2022) per una stima di 5-10 Milioni di euro di lavori, con poi gestione affidata a Milano Sport secondo le tariffe comunali. Uno scatto di orgoglio pubblico in tempi di crisi climatica e crescenti disuguaglianze sociali.

La proposta può essere la condizione del Comune – uno dei soci della Fondazione Milano Cortina 2026 – per assentire all’operazione “extra costi”, altrimenti molto rischiosa dal punto di vista giuridico ma soprattutto politico.

2. Mezzi pubblici gratis per il periodo olimpico
“A Milano durante le Olimpiadi tutti i mezzi pubblici saranno gratis”

Per il periodo delle Olimpiadi invernali si stimano 2 milioni di visitatori tra Lombardia e Veneto. Questo significherà anche un afflusso maggiorato di centinaia di migliaia di turisti nelle vie di Milano.  E abbiamo ormai evidenza che a una restrizione del 15-20% dell’offerta di trasporto pubblico di superficie è corrisposta una diminuzione della fruizione dei mezzi pubblici, con conseguente aumento del tasso di motorizzazione privata in città, aumento del traffico, aumento degli impatti sulla salute pubblica.

La proposta: sperimentare due mesi di mezzi pubblici gratuiti  per tutte le persone, febbraio e marzo 2026, così da abbracciare sia le Olimpiadi (6-22 febbraio), sia le Paralimpiadi (6-15 marzo), ma dando anche sufficiente tempo a residenti e city user di provare l’opportunità.

Pensiamo a metropolitana, autobus e tram (tutte le linee urbane gestite da ATM) e applichiamo gratuità universale ed estensione di tutte le corse fino alle 2 di notte: proviamo a verificare l’impatto che un incentivo dell’offerta genera sulla domanda di mobilità pubblica?  La proposta ha un costo di circa 60 milioni di euro (meno degli extra costi delle opere private!) e può essere finanziata in parte con gli introiti maggiorati della tassa di soggiorno, in parte intensificando le attività di controllo e sanzionamento della sosta irregolare in corrispondenza delle aree già oggi più servite dai mezzi pubblici.

Foto ©Ludovico Guadagni

3. Pedonalizzazione dell’asse Loreto – San Babila da febbraio a settembre 2026
“La sperimentazione olimpica milanese: da Loreto a San Babila tutto pedonale”

Corso Buenos Aires è stato l’asse della discordia rispetto alle politiche della mobilità del Sindaco Sala. Citatissimo da tutti i più agguerriti oppositori del Sindaco, eppure un innegabile caso di successo: 

I numeri parlano da soli. Il 21 novembre 2019 il 75% dei veicoli che transitavano lungo Corso Buenos Aires erano automobili, seguiva un 20% tra moto e scooter e solo il 5% erano biciclette. Due anni dopo, il 18 novembre 2021, invece, il numero delle auto è crollato (58%) mentre la percentuale di bici è schizzata al 21%,

La proposta: promuovere una sperimentazione olimpica che pedonalizzi completamente tutto l’asse che da Piazzale Loreto (già interessato da cantieri) porta fino a San Babila: corso Buenos Aires e corso Venezia sono due grandi viali servitissimi dal trasporto pubblico. La sperimentazione dovrebbe partire con l’avvio delle Olimpiadi a febbraio 2026 ed estendersi fino a settembre, così da dare il tempo alle persone di abituarsi e monitorare gli impatti sulla viabilità e sul commercio locale, di solito sempre favorito dalle pedonalizzazioni. 

I costi di un’operazione del genere – bassissimi –  possono essere tranquillamente coperti con le entrate dell’occupazione suolo pubblico: con una forte regia e visione pubblica, infatti, il corso può trasformarsi in palcoscenico per eventi sportivi e musicali, come già succedeva con il bellissimo, e rimpianto, miglio di sport.

Foto ©CiboToday

4. Milano e il mondo: il forum delle città per la pace
“I Sindaci di tutto il mondo scendono in campo per la pace: appuntamento a Milano durante le Olimpiadi invernali”

Le armi vengono comprate dai governi nazionali, ma uccidono nelle città. Viviamo tempi cupi per la pace nel mondo, ciò che appariva improbabile diventa ogni giorno più possibile e di conseguenza c’è grande fermento e preoccupazione in chiunque pensa che in fin dei conti più armi generino più violenza ma che fatica a immaginare soluzioni diverse, praticabili, efficaci. Perché non provare a ragionarci con sindaci e comunità da tutto il mondo? Una macchina diplomatica – quelle che durante EXPO ha portato alla firma del Milano Urban Food Policy Pact – esiste già, va riavviata.

La proposta: promuovere un forum internazionale delle città del mondo per la pace. Unire i Sindaci di tutto il mondo –  palestinesi, israeliani, ucraini, russi, sudanesi, e di tutti quei Paesi teatro di conflitti armati – invitarli a Milano in occasione delle Olimpiadi, lanciare una dichiarazione e impegni concreti. 

Non c’è nulla da inventarsi: 

La tradizione della Tregua Olimpica – Ekecheiria – è stata quella di garantire l’interruzione di tutte le ostilità, consentendo il passaggio e la partecipazione in sicurezza di atleti e spettatori che partecipano ai Giochi Olimpici.

Il termine esiste, ma va risignificato e concretizzato. Quale città meglio di Milano per farlo?

Foto ©Pietro Franzese

5. Un Nuovo Piano di Governo del Territorio scritto tramite la partecipazione politica
“La scelta di Sala per uscire dall’angolo: un grande processo partecipativo per scrivere il nuovo PGT”

Impossibile ignorare il tema caldo del momento: la ridefinizione dell’equilibrio tra interesse pubblico e profitto privato nella delicata identificazione delle nuove regole che consentano ai privati di costruire / ristrutturare edifici a Milano in cambio di ricadute adeguate per l’intera città pubblica. Se davvero ora Sala intende mettersi a braccia conserte relativamente all’evolversi della normativa nazionale, il Piano di Governo del Territorio (PGT) deve essere lo strumento con cui Milano dimostra di aver imparato una lezione. No, non quella della procura: per quella bisognerà aspettare le eventuali sentenze. La lezione è quella che se non ti sforzi di fare partecipazione, di aprire i processi decisionali alle voci sottorappresentate, le uniche voci che ascolterai sono quelle delle relazioni consolidate, cioè dei poteri economici.

La proposta: mettere in campo le migliori intelligenze politiche e sociali della città per prevedere un grande dibattito pubblico sul nuovo PGT. Ragionare insieme sulle conseguenze di ogni scelta (che cosa implica aumentare gli oneri di urbanizzazione? su quali temi può decidere il Comune e su quali serve fare battaglia politica con la Regione e il Governo?) affinché poi sia la politica a decidere, ma possa farlo dopo aver ascoltato tutte quelle voci attualmente ignorate, escluse.

Come farlo? Con incontri e laboratori serali in tutti i cortili e in tutte le lingue della città, per esempio, traducendo la complessità amministrativa in immagini semplici, comprensibili, facili da discutere. Il costo di un processo ben fatto? Circa 50-100.000 euro, per migliorare le decisioni su processi che ne riguardano miliardi.


Ero partito da una lista di 20 progetti e ne ho scelti 5. Perché questo non vuole essere l’esercizio di scrittura del programma di Milano 2027-2032, che dovrà essere un processo radicalmente diverso, collettivo, aperto. Questo breve esercizio – criticabile, perfettibile, iniziale – vuole invece stimolare la nostra immaginazione su cosa è possibile fare ora, con Sala Sindaco, se chi amministra ha volontà e capacità di proporlo e se la società saprà cogliere la sfida.

Che poi “tornare a immaginare insieme” possa essere una possibile via per ritrovare lo slancio ideale e amministrativo ora perduto? Per ricominciare a sentirci comunità? Chissà.

Buon lavoro a tutte e tutti noi

1 Commento
  1. Tutte buone idee, in particolare la 1 (piscine) e la 5 (PGT). Su quest’ ultimo, ricordo che i tavoli di partecipazione sul tema furono già fatti, durante la campagna elettorale di Pisapia. Bei giorni, intensi dibattiti. Poi venne nominata assessore la De Cesaris, che fece quello che voleva, fregandosene ampiamente degli esiti della partecipazione. Vogliamo fare il bis? No grazie.

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