Milano
Milano cambia, in meglio
Eccoci alla seconda puntata dell’indagine milanese, effettuata nei giorni scorsi dagli studenti di Scienze Politiche della Statale. Il tema che affronteremo oggi riguarda i mutamenti avvenuti negli ultimi anni a Milano, che grazie al suo dinamismo edilizio ed urbanistico ha di fatto trasformato e, talora, messo in crisi gli antichi riferimenti dei residenti.
Che la città sia cambiata, e molto, da un decennio a questa parte, è testimoniato da quasi da tutti gli intervistati, da oltre l’ottanta per cento dei milanesi. Rispetto a fine anni Novanta e inizio del nuovo millennio, molte delle zone e dei quartieri metropolitani, nelle aree centrali ma anche in quelle più periferiche, hanno vissuto mutamenti a volte drastici in diversi aspetti – visibili e meno visibili – che caratterizzano la vita quotidiana.
Ovviamente questi cambiamenti hanno per i milanesi valenze differenti: c’è chi rammenta con nostalgia i tempi della tranquilla vita di quartiere, in un passato forse molto lontano, e ne soffre; c’è qui al contrario sente la città più in accordo con il febbrile dinamismo delle grandi metropoli internazionali, e ne è affascinato.
In generale, le opinioni virano maggiormente in direzione della positività dei cambiamenti (ben considerati da quasi il 45% della popolazione), ma non sono assenti le percezioni di negatività dello snaturamento dei contorni antichi (sottolineato dal 35% degli intervistati). Il restante 20% ha infine un rapporto ambivalente con le trasformazioni della città, apprezzando alcuni decisi passi migliorativi, ma stigmatizzando nel contempo altri aspetti di crescente smarrimento delle precedenti “sicurezze” urbane.
E, di nuovo, il sintomo di maggiore malessere cittadino si riscontra nelle aree semi-centrali del territorio, che stanno tra le due circonvallazioni, quella dei navigli e quella esterna. In questi quartieri aleggia la sensazione di essere le “vittime” predestinate delle trasformazioni milanesi: esclusi per buona parte dall’area C, e quindi con un incremento deciso del livello di traffico e di inquinamento acustico e atmosferico; esclusi dai più arditi ripensamenti dello spazio cittadino, molto più acuti nel centro storico; privati forse dell’attenzione dell’amministrazione, molto più concentrata a risolvere i problemi delle più degradate aree periferiche.
A torto o a ragione, questo deve essere il vissuto di quei cittadini, certo non indigenti ma con un deciso (benchè relativo) peggioramento della loro qualità della vita. E non è un caso quindi che nell’area semi-centrale si riscontrino i peggiori indici nel giudizio sia della qualità della vita (7 punti in meno rispetto alla media cittadina) che dei cambiamenti avvenuti in città nell’ultimo decennio (ben 12% in meno di valutazioni positive).
Al contrario, oltre all’ovvio favore degli abitanti del centro cittadino, si scopre che sono nei quartieri periferici le percezioni più positive sullo sviluppo della città: dopo anni di sostanziale abbandono, alla nuova giunta viene elargita una importante apertura di credito, nella speranza che il cammino di attenzione prosegui e mostri al più presto buoni risultati per la riqualificazione delle zone meno attrattive e più decentrate della città meneghina. Se son rose… Staremo a vedere, nei prossimi anni.
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