Milano
Milano, buon lavoro!
Oggi parlano tutti di Roma e dei suoi mali e quindi mi è scattato un po’ di orgoglio meneghino e mi sono fermata a riflettere su alcune diversità.
Sì il ponentino da noi non soffia e Via Giulia non c’è, ma in compenso posso girare a Milano con i mezzi pubblici, abbiamo AreaC, il bikeshare e molti servizi di carsharing. Milano ha retto a Expo e si è tirata a lucido, rimane la grande incognita del dopo-Expo e dei veri bilanci (che forse saranno impossibili). A Milano la raccolta differenziata è a livelli record in europa per città di queste dimensioni (dal nord Europa vengono a studiare l’esperienza della raccolta dell’umido).La città ha saputo gestire un’emergenza profughi lunga un anno e mezzo, in solitudine e senza il governo. Milano ha ereditato un buco di bilancio dall’amministrazione precedente grande quanto il lago di Como ed è pure uscita dall’ingarbugliamento dei derivati. Pur con le ovvie difficoltà di una coperta sempre troppo corta (grazie anche ai tagli dei trasferimenti dal governo centrale) il welfare è stato gestito con prudenza e sapienza. E mancano ancora sei mesi, ma possiamo dire che abbiamo avuto un lustro intero senza scandali, senza mazzette e avvisi di garanzia. Non è poco.
Milano lo sa e non vuole abbandonare la strada scelta cinque anni fa durante la primavera arancione. Perché se non ha avuto l’effetto sperato sul governo nazionale ed è fallita in altre città, a Milano la differenza si vede, si sente e si respira. Molti che vivono e fanno politica lontano da Milano hanno già pensato che le elezioni amministrative del 2016 avranno una rilevanza nazionale e come tali le vogliono trattare. Per fortuna chi ha lavorato con questa amministrazione, nelle istituzioni o in prossimità, e molti militanti (con una trasversalità ultimamente inedita) stanno rivendicando la volontà e la capacità di affrontare il prossimo passo in continuità con un progetto che ha dato i suoi frutti. Il centrosinistra a Milano è vivo, sta lavorando e spero che nessuno si prenda la responsabilità di ammazzarlo.
Con fermezza si è iniziato un processo che, per quanto laborioso e macchinoso (11 saggi, carta dei valori, tavolo ad inviti), dovrebbe portare a scegliere con le primarie il candidato a sindaco della coalizione di centrosinistra il 7 febbraio del 2016. Purtroppo molto a ridosso delle elezioni vere e proprie, e senza benedizione e garanzie dai vertici del partito di maggioranza. Ma il detto piuttost che nient l’è mej piuttost l’abbiamo inventato a Milano mica per niente.
E che sia una coalizione non ci sono dubbi (i partiti sono più di uno e ci sono anche elementi del civismo che ha fatto scuola) e che sia di centrosinistra nemmeno, qui il partito della nazione ancora non ha osato mettere fuori la testolina. Rimarrà così fino a giugno? Non lo so, nessuno lo può sapere. Per il momento c’è in atto un serio tentativo di proseguire l’esperienza della giunta Pisapia (sebbene senza Pisapia) questi sono fatti e chi dice il contrario forse sta guardando nel posto sbagliato.
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