Immobiliare
Milano: affitti alle stelle, ma qualcosa si muove
Si è tenuto ieri (lunedì 22 maggio alle 14.30), presso la sede della Città Metropolitana di Milano a Palazzo Isimbardi, un incontro istituzionale sul canone concordato metropolitano. Il vertice sul caro affitti ha coinvolto i rappresentanti di Comune e Città metropolitana con i sindaci dei 133 comuni dell’hinterland (rappresentanti di una popolazione di oltre 3 milioni di abitanti), i rappresentanti degli studenti (era presente anche Ilaria Lamera, la studentessa che ha dato il via alla protesta delle tende), i sindacati e le associazioni dei piccoli proprietari immobiliari.
Le proposte del Comune di Milano
L’obiettivo della riunione era promuovere l’incontro tra le parti sociali e favorire l’aggiornamento degli accordi locali sul canone concordato.
Il Comune ha proposto di fissare per la prima volta una modalità valida per tutta la città metropolitana, che preveda un convenzionamento anche per l’affitto di una stanza.
Questo canone dovrebbe prevedere 5 fasce tariffarie, due in città e le altre 3 fuori. Ad ogni fascia sarà associato un canone massimo standard fino ai 40 metri quadri, ma sarà predisposto anche un tabellario per studenti e lavoratori temporanei, che potrebbero affittare anche una singola stanza a canone calmierato.
Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa del Comune di Milano, ha dichiarato:
Con questo tavolo iniziamo un importante percorso di confronto con gli amministratori dei comuni della Città Metropolitana e le parti sociali per rilanciare il canone concordato. Si tratta di uno strumento che, anche a livello metropolitano, può portare canoni più bassi per gli inquilini e importanti agevolazioni per chi decide di utilizzarlo per affittare.
Il canone concordato di fatto fino ad oggi non ha mai particolarmente funzionato nonostante molti comuni abbiano un accordo in essere. Vogliamo coinvolgere i piccoli proprietari, incentivarne la conoscenza e vedere se fissando delle tariffe si possa aiutare a far da calmiere per prezzi che sono alti oggi e, forse, domani saranno più alti.
Al momento le fasce di locazione sono 5, c’è chi dice che siano poche, ma vogliamo fissare una cifra che permetta a tutti di starci dentro senza far alzare i valori immobiliari. Ci saranno due gruppi di lavoro dalla settimana prossima: uno più tecnico, che si occupi di scrivere l’accordo. L’altro di analisi su quali possono essere le fasce e le cifre giuste per non fare in modo che il canone concordato diventi un incentivo ad alzare i prezzi. Abbiamo presentato una bozza, senza cifre per ora, per ragionare su fasce e vantaggi.
L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare entro fine giugno ad un accordo che preveda la possibilità di istituire affitti per studenti a prezzo calmierato, con meno tasse per i proprietari di casa.
Le opinioni delle categorie
Gli studenti si dicono soddisfatti che la trattativa abbia preso piede, ma chiedono uno stanziamento di fondi a supporto dei fuori sede. Luca Mondini, consigliere nazionale degli studenti universitari, ha affermato:
È bello trovarsi qui, noto l’interesse da parte di alcune istituzioni a lavorare al tema. Il canone concordato è un pezzo del lavoro da fare ma non è tutto. Una delle richieste è quella di un fondo affitti da un miliardo, ma l’interesse della politica è molto poco. Spero che questo incontro sia un primo passaggio e il canone concordato sia solo un primo passo. Questo argomento è da toccare perché mette in difficoltà centinaia di migliaia di persone, non solo studenti ma anche lavoratori e famiglie.
Questo è invece il comunicato diramato dal sindacato inquilini del Sunia:
È necessario, a partire dalla lettura e dall’analisi del territorio, attraverso uno studio dettagliato dei dati sulla locazione che fotografano questo momento storico, arrivare a determinare affitti sostenibili sia alle attuali condizioni dei redditi delle famiglie fermi da tanti anni sia per i lavoratori e gli studenti che vengono a Milano. Ed per far questo bisogna rendere appetibile per i proprietari questo strumento con agevolazioni fiscali che li incentivino.
Il Sunia è stata l’organizzazione sindacale che nell’anno 2015 ha sottoscritto il rinnovo dell’accordo locale dei contratti a canone concordato nella città di Milano (all’epoca fermo da 16 anni), rinnovato nel 2019. Ed è firmataria degli accordi locali nei comuni metropolitani.
Il Sunia è disponibile a lavorare con tutte le parti coinvolte, nel rispetto del quadro normativo, per dare nuovo impulso e rilanciare il mercato agevolato a canone concordato a Milano ma anche a livello metropolitano al fine di decongestionare la città e calmierare così il mercato immobiliare cittadino. Bene pertanto il coinvolgimento anche degli altri Comuni metropolitani. Questo può essere uno strumento che può anche permettere di contrastare gli affitti in nero e garantire a studenti e lavoratori una sicurezza e una stabile durata della locazione.
I prossimi passi
La protesta degli studenti procede in tutta italia e il numero delle tende cresce. Davanti al Politecnico, dove tutto è iniziato, le tende sono sempre più numerose e nonostante la protesta sia diventata ormai nazionale, è ormai chiaro che Milano rappresenta un caso limite.Proprio per questo ci saranno, ogni mercoledì da qui a fine giugno, una serie di tavoli istituzionali convocati dal Comune di Milano e dalla Città Metropolitana.
Una tabella di marcia che dovrebbe portare, entro metà giugno, alla firma del nuovo accordo.
Nei prossimi mesi sono poi previsti altri interventi di sostegno per gli affitti, ma anche contributi destinati a genitori under 35 che vivono in affitto con un figlio nato o adottato nel 2023. Questi contributi dovrebbero tradursi in un bonus triennale da 9mila euro, ossia 250 euro al mese garantiti dal Comune di Milano.
Si discute infine della creazione di una “Società Casa” che si occupi della crescita del patrimonio immobiliare popolare, e si punta al bonus 110 per cento per la riqualificazione energetica del patrimonio pubblico esistente (la situazione dell’Aler è infatti disastrosa).
La questione degli affitti brevi
Il Comune di Milano ha proposto di istituire una sorta di “norma Venezia” che agisca contro gli affitti brevi (Airbnb ecc) cosi come è stato fatto nella città veneta.
A questa proposta si è però opposta la Ministra del Turismo Daniela Santanchè:
Non sarà sul modello Venezia: sicuramente ci sarà un codice identificativo nazionale, mentre oggi è regionale. Vogliamo uniformarlo perché abbia caratteristiche per tutti uguali, in modo che senza quel codice non si possa andare sulla piattaforma. Siamo assolutamente contrari a farlo -qui si riferisce all’opporsi alla piattaforma degli affitti brevi-,ma c’è bisogno di regolamentare, e su questo siamo tutti d’accordo.
Diversa la posizione di Maran:
Non sappiamo cosa ci sia nella proposta del ministro Santanchè: la nostra preoccupazione è che sia un testo che voglia armonizzare a livello nazionale una offerta standard e non come stanno chiedendo le città cercare di contenere la crescita numerica degli appartamenti affittati con modalità brevi. Porre un limite ai giorni di affitto, 90 o 120, non cambia niente. Deve però essere deciso che se un appartamento è per turisti deve essere affittato a turisti, se è per studenti deve essere affittato a studenti, con tutte le differenze del caso.
Una situazione insostenibile
Il prezzo degli affitti, e più in generale il costo delle case, è salito ovunque, ma è palese che Milano (in cui esistono già tentativi di affrontare il problema ad esempio con le cooperative) vive una situazione particolarmente difficile.
La protesta degli studenti è sacrosanta e coinvolge molte categorie.
Se la loro lotta porterà qualche risultato, allora una gran parte della classe media (oltre chiaramente le categorie in maggiore difficoltà) potrà tirare un sospiro di sollievo. Lo stesso sollievo che dovrebbe provare “Milano” stessa, che è diventata grande grazie a quella classe media che ora si sente rifiutata e che non può permettersi di vivere in città.
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