Milano
Meglio pedalare
Ieri ho preso la macchina. Pioveva piccolo, insistito, il mio fedele meteo diceva lo avrebbe fatto anche al ritorno, e quindi ho fatto il previdente, che l’umidità a una certa è stronzetta. E novembre è un mese già malato di suo. Il mio tragitto quotidiano, che si nutre del Parco Nord, e sbuca a Dergano solo per pochi minuti di cemento, lo pedalo in 35 minuti. Andatura contemplativa: a meno di urgenze (posso scendere a 25), il mio passo pedale è senza sfida. Sono un ciclista urbano. E la mia bike è city. Alleggerita però da parafanghi vari e cavalletto: mi piace solida e scarna. Come la prosa. Non uso accessori o vestiario pensato apposta: quando scendo dalla mia bici sono pronto a entrare ovunque, senza dovermi cambiare. Giusto una maglietta di ricambio e un drappo asciugamano: l’ascella non perdona, qualunque sia la stagione. Nada casco, va contro la libidine aperta del pedalare, unica protesi lo zainetto: ci abitano guanti, scaldacollo in cotone, paraorecchie da sciatore. I cappellini, sulla mia testa, danno effetto cappella, e va bene essere una testa di, ma l’esplicito mi disturba. Tutta questa narrazione ombelicale perché sono preso bene dal prossimo incontro del mondo della bici milanese, alla voce Ciclopolis, che, un anno dopo l’incontro con candidati sindaci e il Sala vincitore, torna compatto giovedi 17 novembre, all’Auditorium Barona. https://www.facebook.com/events/685297592822831 Sarà pieno di incontri e bella vibra. Leggerò un mio riaggiornato monologo. Detto il dunque, torno alla mia personalissima corsa. Immerso nello scandire monotono del tergicristalli, afflitto dallo studio della corsia più veloce, puntualmente smentita, e dal tentativo di infilarsi in un rallentamento del vicino, che in qualche modo è sempre un po’ nemico. Ci ho messo un’ora esatta. E sono arrivato perplesso. Per usare un eufemismo. Avrei potuto tornare umido, ma ottimista. Il migliore degli anticorpi.
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