Milano
Massimo, barista: “Non ne posso più di essere precario a vita”
Massimo Oddo, anni 46. Sposato e padre di famiglia. Lavora come barista da quando ha 16 anni. Approdato al bar della Regione Lombardia grazie alla chiamata della società interinale Manpower, dopo l’appalto vinto da Elior Ristorazione. È assunto ogni lunedì e licenziato ogni venerdì. Pagato 7,50 euro l’ora per tre ore e mezza di lavoro al giorno. Grazie agli “straordinari” del Consiglio Regionale che riunisce la sua assemblea una volta la settimana il suo salario arriva a 700 euro al mese. Adesso però l’assemblea consiliare non c’è. E così pochi giorni fa – dopo la sua prima intervista che mi ha rilasciato appena dopo le festività natalizie – è stato chiamato direttamente dalla società appaltatrice per l’ennesimo rinnovo contrattuale. Stavolta, di un mese. Massimo però ha rifiutato. La busta paga – senza le ore di straordinario pagate grazie alle 12 ore di consiglio regionale che in Lombardia si tiene ogni martedì, avrebbe visto la sua paga scendere a 520 Euro al mese. Detratte però dalla busta gli 85 centesimi giornalieri per il pasto. Totale: Venti euro di meno. Quindi busta ancora più leggera. 500 Euro in totale. “Prezzo equo – dice – e capisco le esigenze delle aziende. Venti euro su una busta paga di 520 è quasi il 5% in meno e alla fine pesa.” Nell’intervista motiva anche il perché del suo no: “Lavoro da settembre in questa struttura – il Consiglio Regionale – e da trenta anni faccio questo lavoro: non si può restare perennemente precari”.
Nella lucida conversazione che attraversa il nostro tempo gli ho chiesto di fare un appello ai due candidati governatori. Ecco le sue parole
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