Milano
Maroni polemico con Salvini sul reddito di cittadinanza
Roberto Maroni si appresta al passaggio di consegne con il suo successore: Attilio Fontana. Incontra il consueto gruppo di giornalisti nella Sala Biagi a Palazzo Lombardia. L’ormai ex governatore dice di non volere incarichi istituzionali e dunque di volere mani libere. Ostenta un’allegria leggera, dialoga con tutti e avere ancora le telecamere puntate addosso non gli dispiace: è il primo a parlare. Tanto Fontana è timido, tanto Maroni è estroverso e sempre pronto alla battuta. Quando s’innervosisce o non vuole parlare, saluta gentilmente; avanza fendendo il nucleo di giornalisti che da sempre lo segue; e si dilegua. È andata così anche il giorno della successione con Fontana. “Lei è d’accordo con l’apertura di Salvini al reddito di cittadinanza?”. Ecco. È il momento in cui, sorriso a trentadue denti, Maroni decide di salutare e non rispondere. Vuol dire che s’è colto nel segno. Non era cosi che doveva andare. Gli domanda un collega: che cosa vuole fare da grande? La risposta non è proprio in stile anglosassone ma il senso è quello. Dedicarmi ad altro, pensare a me stesso.
Nel linguaggio del non detto in politica, Maroni resta in Stand-by. In politica come nella vita la ruota gira. Maroni aspetta che esca il suo numero.
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