Milano
Marcos, studente disabile bloccato dalla burocrazia
È nato tutto per caso. E ancora per causa sua. Sergio, amico da anni. Con la fissa di dover sostenere i più deboli. E con la convinzione – ogni volta – che debba essere io a parlarne con i miei pochi mezzi. Così mi chiama al telefono. “Max sono assistente volontario in una scuola di Corsico di un ragazzino di sedici anni con disabilità. È su una carrozzella. Lui è un figo da paura. Gli piace studiare. Ha scritto diverse canzoni che con un mio amico abbiamo musicato. Ha girato un video con una nota attrice italiana. Da quando però – concluse le medie – ha deciso di fare scienze umane il pulmino che lo veniva a prendere a casa non passa più.”.
Così ho fatto passare un po’ di tempo. Sono talmente pieno di lavoro che non riuscivo a fissare un incontro. Tanto ormai mi conosco. E anche Sergio mi conosce. Così ho preso la moto e una sera sono andato a trovare la famiglia di Marcos.
Abitano in un quartiere a Milano in Via Gonin. Piena periferia, dopo il Giambellino. Al confine con Corsico. Quando arrivo mi accorgo che qualcuno ha divelto e portato via la porta d’ingresso dello stabile. Giunto al nono piano, due signore arabe vestite con due meravigliosi abiti orientali,che sembra il set di Lawrence D’Arabia, parlano sull’uscio di casa. Una indossa una tunica azzurra, l’altra una bellissima di color rosso. Alessandro Cappato, il padre di Marcos, mi aspetta davanti la porta.
Inizia un racconto tipicamente italiano. Marcos ha deciso di intraprendere un liceo di scienze umane. “Per stare in mezzo agli altri, per essere come gli altri”.
A lui piace studiare. C’è un problema, però. Il liceo è a 3 km da casa. Ma sul versante di Corsico. Dentro Corsico. Eppure è quello che vuole Marcos. E per la sua famiglia è perfetto. Sua madre mi dice, orgogliosa: “È uno dei licei migliori in questo campo”. Insomma una soluzione ideale. Il padre si premura mesi prima dell’inizio della scuola, a Marzo 2017, di avvisare insegnanti e dirigenti scolastici. Non immagina e non sa che il pulmino del comune di Milano non transige: il varco di Corsico non si può superare. Come un’ipotetica linea Maginot, il Comune guidato da Beppe Sala non comprende che il diritto di Marcos possa esercitarsi oltre il confine di Milano. Un immaginario muro di Berlino burocratico sta per ergersi davanti alla vita e ai diritti di Marcos e della sua famiglia. Il papà – unica fonte di reddito in una famiglia di quattro persone – (Marcos ha un fratellino) comincia a scrivere: al Comune di Milano e poi a quello di Corsico. Poi alla Regione Lombardia. Epilogo: Milano dice che deve provvedere Corsico. Corsico dice che deve provvedere Milano. La Regione dice che la competenza è del Comune di residenza e che, in carenza di risorse, può provvedere lei economicamente. Basterà che il padre, Alessandro, anticipi l’esborso per avere un pulmino privato che si occupi di trasportare in sicurezza il bambino. Poi la Regione rimborserà. Solo che Alessandro non ha 400 Euro al mese per anticipare i costi. Perché se hai moglie e due figli e un solo stipendio da 1400 euro al mese, spendere – anticipandoli – 400 Euro può diventare un problema. Intanto nulla si smuove. E allora che fai? Chiami la stampa. E fai parlare direttamente tuo figlio. Che è anche piuttosto incazzato. “Ho diritto anch’io di studiare come tutti gli altri ragazzi e anch’io ho diritto di scegliere e non di rimanere per forza a Milano, perché altrimenti nessuno mi viene a prendere. Stanno creando un disagio a me. E stanno creando un disagio alla mia famiglia”.
Allora prendo la mia telecamera e gli dico: “Guarda qui, nell’obiettivo. Diglielo tu a Beppe Sala e a Roberto Maroni che vuoi studiare e che vuoi che i tuoi diritti siano rispettati”. Fatto.
A fine intervista mi viene da fare una battuta e con Marcos ci facciamo una grassa risata. Negli scorsi giorni Milano è stata tappezzata di Totem con la scritta: “Io ho scelto Milano”. Marcos ha scelto Corsico. “È un problema?” E sorride. Il sorriso dei giusti.
Marcos: “Anch’io ho dei diritti come tutti gli altri. Beppe Sala, Roberto Maroni: mi aiutate?”
Il papà Alessandro racconta come tutto è iniziato
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