Governo

Marco Cappato contro i conflitti di interesse di Beppe Sala

12 Maggio 2016

Beppe Sala si è dimesso o no nei termini previsti dalle legge da Commissario Unico di Expo 2015? E ancora, la carica di Consigliere di Amministrazione in Cassa Depositi e Prestiti (CDP), assunta da Sala durante il mandato in Expo, è compatibile con quella di Commissario Unico del Governo?

Marco Cappato, candidato Sindaco a Milano per la lista Radicali (Federalisti Laici Ecologisti) ritiene ci siano fondati motivi legali per dubitarne, e sulla base di questi ha presentato un esposto alla Procura di Milano, all’Autorità nazionale Anticorruzione ed alla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (consultabile qui: Esposto Sala CDP).

L’esposto verte su due punti:
1 -l’assenza di un atto formale da parte del Governo di accettazione delle dimissioni di Sala da Amministratore Delegato e la estinzione del mandato di Commissario Unico per Expo. Il Governo – si sostiene nell’esposto – avrebbe dovuto formalizzare le dimissioni con un Decreto del Presidente del Consiglio, cosa che Renzi non ha fatto. “Il protocollo attesta solo che la missiva è stata acquisita agli atti dell’Ente destinatario, ma non equivale affatto all’accettazione dei suoi effetti da parte del destinatario”.
2 – la incompatibilità tra l’incarico di Commissario Unico di Expo e quello di Consigliere di Amministrazione di CDP che Sala ha coperto dal 29 ottobre 2015 (data di conferimento dell’incarico) al 18 gennaio 2016 (data delle dimissioni formalmente trasmesse al Presidente del Consiglio), quindi ad interim tra il ruolo governativo in Expo e quello gestionale in CDP.

“La precisazione di Palazzo Chigi (che certifica l’avvenuta ricezione ed il protocollo in data 18 gennaio 2016 della lettera di dimissioni di Beppe Sala da Amministratore delegato di Expo, ndr) – spiega Cappato – non precisa nulla, perché Sala ha continuato a firmare atti anche dopo la supposta data di protocollazione delle dimissioni”. Un atto in particolare: è il 3 febbraio 2016 quando Beppe Sala, non più AD né Commissario Unico, firma il rendiconto della contabilità speciale dell’ufficio Commissariale di Expo 2015 (consultabile qui: contabilita_2015_depositata). Dunque o quella rendicontazione è un atto legittimo e quindi Sala viene riconosciuto a quella data ancora Commissario Expo, oppure quello non è un atto legittimo.

Se Sala era legittimato a firmare il 3 febbraio atti in qualità di commissario di Expo, allora in quella data l’attuale candidato del Pd a Sindaco di Milano era ancora a tutti gli effetti in carica come Commissario governativo, nonostante le dimissioni inviate al Capo del Governo il 18 gennaio precedente – come il protocollo di Palazzo Chigi certifica. E se questo è il caso, allora Sala oggi non sarebbe eleggibile alla carica di Sindaco di Milano.
L’alternativa interpretativa è che il 3 febbraio Sala avrebbe firmato un atto senza averne i poteri, e questo aprirebbe ulteriori scenari.

Nell’esposto di Cappato si sostiene che le dimissioni dell’allora Amministratore Delegato e Commissario Unico di Expo, Beppe Sala restino una “rinuncia volontaria” priva di effetti “finché non venga espressamente accettata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in base al principio del contrarius actus con proprio Decreto, e comunque finché non venga decretato l’avvicendamento nelle funzioni (come accadde con DPCM 5 agosto 2011, allorché il Presidente del Consiglio dei Ministri, preso atto delle dimissioni rassegnate da Letizia Moratti il 7 luglio 2011 dalla carica di Commissario straordinario delegato ad Expo 2015, designò alle medesime funzioni l’allora Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni).

“Nel frattempo – sottolinea Cappato – Giuseppe Sala continua a sedere nel Consiglio di Amministrazione di una Cassa Depositi e Prestiti alla quale il Governo ha affidato competenze sulla valorizzazione delle aree Expo, e che ha competenze su attività comunali come gli aeroporti milanesi, o sui debiti della Città metropolitana e tanto altro”. E questo viola il D.Lgvo 8 aprile 2013 che – si argomenta nell’esposto – preclude al titolare di cariche di governo, nello svolgimento del proprio incarico, di “ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate in enti di diritto pubblico, anche economici” (lett. b) e “ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate ovvero esercitare compiti di gestione in società aventi fini di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale” (lett. c), il che include in ambedue le ipotesi (e certamente nella seconda) la CDP SpA.

Le ragioni della incompatibilità prevista dalla legge risiedono nel conflitto di interessi potenziale tra “funzioni di governo nazionale o locale e di funzioni gestorie di Società pubbliche o operanti sul mercato”. Conflitto che da potenziale si traduce in reale se il soggetto con funzioni di governo – Beppe Sala – è, nella fattispecie, Commissario Unico del Governo per Expo, e la società pubblica operante sul mercato è, nella fattispecie, Cassa Depositi e Prestiti. Sala ha cioè svolto contestualmente due funzioni che la legge prescrive come tra loro incompatibili.

La verifica di candidabilità potrà essere impugnata solo dopo il voto. Ma intanto – è l’auspicio di Cappato – “Giuseppe Sala può da subito dare un contributo chiaro e concreto a liberare se stesso e la campagna elettorale dai molteplici conflitti di interesse: si dimetta da Cassa Depositi e Prestiti.”

@kuliscioff

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