Milano
Ma davvero Renzi ha pensato di candidare Laura Boldrini a sindaco di Milano?
Il format è di quelli stra-abusati. Visto e stra-visto. Notizia fatta filtrare, feroce smentita, e chi doveva capire (forse) ha capito.
Esce dunque un retroscena (in questo caso, sul Corriere della Sera, firmato da Maria Teresa Meli, giornalista molto in confidenza col premier Matteo Renzi e col suo entourage) in cui, tra mille altre cose, si dice anche che Matteo Renzi avrebbe fatto arrivare “molto indirettamente” un messaggio a Laura Boldrini: te la sentiresti (questo il messaggio) di prendere in mano una città come Milano che, annota Meli, attende solo che sia ufficializzata la non ricandidatura di Pisapia a sindaco nel 2016? Il giorno dopo l’uscita, cioè oggi, Laura Boldrini dice a chiare lettere che l’ipotesi non esiste, non sta proprio nel campo della realtà. Suscita ovviamente le ironie di tanti, ma politicamente la Presidente della Camera fa una cosa sensata: smentisce di poter essere candidabile a sindaco di Milano. Del resto, Laura Boldrini non è di Milano; soprattutto: la sua intera carriera non porta segni di radicamento a Milano, né di conoscenza particolare della città alle prese con la futuribile, ad oggi probabile, ancora non ufficiale rinuncia di Giuliano Pisapia a ricandidarsi alle elezioni del 2016. Come e perché dovrebbe essere lei a scendere in campo per “occuparsi di Milano”, in qualunque senso? Perché Milano, prima alle primarie e poi alle elezioni, dovrebbe decidere di far occupare Boldrini di se stessa? In altre parole: se davvero Renzi intendeva questo, come gli è venuto in mente, proprio a lui che ha fatto il sindaco e proprio sulla base di un rapporto fiduciario con la sua città ha iniziato la scalata all’Italia?
Restano in campo, naturalmente, altre chiavi interpretative della vicenda giornalistica. Renzi fa filtrare un’ipotesi del tutto improbabile per far passare l’idea che, finalmente, sta mettendo la testa su Milano, dopo mesi in cui il solo fidatissimo Guerini si dipanava tra probabilità, realtà, immagini e voci sul dopo-Pisapia. Che vuole in qualche modo prendere in mano il dossier, e fa il nome della suocera perché nuora capisca. Laura Boldrini non è più una persona, ma una metafora. È una donna, anzitutto, e ha una lunga attenzione agli affari esteri ed internazionali. Potrebbe essere un elemento per provare a costruire un identikit. E ancora: è un personaggio politico che sta a sinistra del Pd, e il segnale potrebbe spingere quindi verso una figura che stia nel solco della continuità di Pisapia. Un figura di sinistra-centro, capace di tenere insieme il Pd ma anche la sua sinistra, lasciando intendere che l’Ncd di Alfano (e soprattutto di Maurizio Lupi e di Cl, a Milano) non ha potere di veto. Altra ipotesi nella costruzione dell’Identikit. Ma c’è anche un’altra ipotesi, quella che Renzi abbia voluto lasciar cadere nel ribollente stagno milanese il sasso di una minaccia: se non fate i bravi, cioè se non vi svegliate e non trovate un percorso lineare e vincente che porti al (futuribile) dopo-Pisapia, vi commissario, e decido io, da Roma, cosa deve succedere, con la faccia e col cognome di chi. In questo tempo, con ampio anticipo, c’è ancora lo spazio per le provocazioni improbabili: come quella che ha il nome di Laura Boldrini, che candidata a Milano suona appropriata come i famosi cavoli a merenda ma, appunto, serve per fare capire l’aria che tira. O che tirerà presto, sempre che Pisapia, alla fine, non decida di ricandidarsi tenendosi il suo mal di stomaco e lasciando tanti col mal di denti.
L’ipotesi che Renzi davvero pensasse seriamente a Boldrini per le comunali di Milano pare insomma altamente improbabile. Per questo, sembra il caso di tenere presente tutte le altre.
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