Milano

L’ultimo duello milanese: tutti perdenti (o tutti prudenti)

31 Maggio 2016

Una strana famiglia. Così parevano ieri sera su Sky, i tre maggiori contendenti per la carica di sindaco di Milano. Sala aveva il ruolo del padre bonario, pacato e rassicurante; Parisi quello dello zio un po’ provocatore (risietta, come si dice a Milano) che lancia frecciatine, ma non troppo cattive; Corrado era il buon figliolo che, andato a studiare all’estero e tornato ora a casa, cercava di mostrarsi allo stesso livello dei più anziani parenti. Mancava Basilio Rizzo, che avrebbe potuto entrare nel ruolo del nonno ex-sessantottino, ed il quadro sarebbe stato completo.

Sì, perché l’atmosfera che aleggiava in studio era lontana mille miglia da quella che si respirava 5 anni orsono, quando il duello finale tra Pisapia e Moratti si infiammò presto, con le pesanti accuse della prima cittadina uscente verso il suo avversario, reo di aver fiancheggiato in gioventù – a suo dire – il partito armato.
Questa volta l’impressione era quella di trovarsi davanti ad un sano dibattito, certo, ma piuttosto pacato vista la posta in palio, la poltrona di sindaco; era più simile ad una discussione per eleggere il presidente di condominio. Forse perché, come diceva a suo tempo Simone Spetia, di Radio24, Milano riesce a governarsi ormai da sola, senza più bisogno di un sindaco forte, con una forte caratura politica. Basterebbe un bravo manager, che faciliti la crescita di una città che diventerà metropolitana, gestendo nel miglior modo possibile le entrate e le uscite economico-finanziarie e, se vogliamo, compiendo alcune scelte prioritarie di edilizia, controllo del territorio, trasporto pubblico e privato.

E, guarda caso, sul palco c’erano proprio due manager prestati alla politica, come si suol dire, ed un aspirante manager dei cittadini, in nome delle 5 stelle. Alla classica domanda cui si cerca di rispondere dopo i faccia-a-faccia televisivi, chi ha vinto?, questa volta era piuttosto difficile fornire una risposta. Come ci si poteva aspettare, quella dei telespettatori Sky è stata semplice e condivisibile: nessuno.

Nessuno ha bucato lo schermo, nessuno è stato molto meglio o molto peggio degli altri. E’ un sintomo abbastanza evidente di come la campagna elettorale, in questa occasione milanese, non sia per nulla sentita dai milanesi stessi, se non da quella frangia più estrema che odia il Pd, diventato secondo loro un becero Partito della Nazione. Ma i cittadini normali non si aspettano nulla dal nuovo sindaco, se non che faccia continuare, tranquillamente, ciò che da qualche anno sta accadendo nella metropoli lombarda: un costante miglioramento della qualità della vita.

I candidati si sono adeguati a questa domanda della popolazione meneghina, e stentano a elaborare grandi novità visionarie. O temono di farlo, forse, per paura di conseguenze negative. E ora, non ci resta che aspettare il ballottaggio, sperando che esca qualcosa di nuovo.

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