Calcio

Luci a San Siro: la magia del derby di Milano resiste ancora al tempo che passa

6 Novembre 2021

Tutto esaurito domani sera allo Stadio Meazza per la stracittadina tra Milan ed Inter all’ombra della Madunina

 

Domani sera alle ore 20.45,  a Milano, va in scena dallo Stadio ‘Giuseppe Meazza’ in San Siro, lo storico derby tra Rossoneri e Nerazzuri, che quest’anno torna in presenza dopo le restrizioni della Pandemia degli scorsi mesi, facendo registrare il tutto esaurito tra gli spalti. Si preannuncia, come ogni derby che si rispetti, una partita che esula da qualsiasi pronostico, ma che promette di dare spettacolo per la lotta al vertice che può determinare. Da una parte il Milan, vincendo, potrebbe ingranare la marcia e andarsi a prendere lo scudetto e dall’altra, l’Inter, battendo i cugini, riuscirebbe ad accorciare le distanze, portandosi a -4 dalla vetta.

Il derby di Milano rappresenta l’anima della città divisa in due dal cuore dei suoi tifosi che affondano radici in ogni parte d’Italia e del mondo

 

La storica sfida tra Milan ed Inter, è un po’ la rappresentazione dell’anima pulsante della gente che abita Milano, che  divide la città attraverso una linea ideale del cuore. Le centinaia di migliaia di tifosi delle due squadre meneghine, oramai non possono più definirsi esclusivamente come milanesi purosangue, ma cittadini del mondo. Con una passione che proviene da ogni dove e che, mai come in occasione del derby, emerge vivida ed elettrizzante. Milano a cui fai una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano…diceva il grande Lucio Dalla nel suo tributo canoro al capoluogo lombardo. Il derby di Milano ed i milanesi…già…i ‘Casciavit’ (cacciaviti), denominazione popolare utilizzata per riferirsi ai milanisti, da sempre orgogliosi delle loro origini proletarie ed operaie, che per antonomasia utilizzavano il cacciavite per lavoro, e i ‘Bauscia’, i cosiddetti superbi e spocchiosi tifosi nerazzurri, imborghesiti spesso e volentieri dalla nascita e sempre molto attenti alle buone maniere e a mantenere intatte eleganza e sobrietà. Due anime a confronto. Una sanguigna, ribelle, sopra le righe, spesso eccessiva e l’altra temprata nella sofferenza, brava a riprendere il controllo, a rimediare alle sbavature e a stringere i denti in tempi di magra. Salvo salire entrambe a fasi alterne sul tetto d‘Italia, d’Europa e del Mondo.  Il derby di Milano, un appuntamento atteso, sognato e persino odiato dai tifosi, reduci da risultati deludenti, che affrontano trasferte infinite pur di respirare in quei 90 minuti adrenalina ed emozioni impareggiabili. Il derby di Milano, dove tutto è possibile, nel bene e nel male, dove i tatticismi divengono confusi, eludibili, superabili e si deve lanciare il cuore oltre l’ostacolo. In cui indossare la maglia a strisce rossonere o nerazzurre, carica di responsabilità doppie, anzi esponenzialmente moltiplicate, le spalle dei giocatori. Un derby che nel 2021 pare valga un miliardo, se si somma il valore economico della rosa del Milan a quello dell‘Inter. Ma chi saprebbe quantificare il valore affettivo di un derby del passato?

A ripescare la storia ci si ritrova sempre con un groppo in gola e gli occhi lucidi, ma si rivivono istanti piantati eternamente nella nostra memoria, che fanno bene al cuore, anche quando i ricordi fanno male. I derby degli anni ’60, quando l’Italia viveva il suo boom economico e si lasciava definitivamente alle spalle le macerie della Guerra, risorgendo anche calcisticamente. Le sfide tra il ‘Mago’ Helenio Herrera e il ‘Paròn’ Nereo Rocco, le inimitabili punizioni battute da Mariolino Corso e la cantilena tramandatami da mio Nonno, interista doc nato nel 1927 e morto nel 2017, tra le mie braccia, con ‘Sarti, Burgnich, Facchetti…’ sulle labbra…che non scorderò mai. Chi scrive, ha 37 anni, salentina senza trucco né inganno, ma con il derby di Milano vissuto in casa dalla nascita. Padre e fratello milanisti irriducibili, cresciuti nel culto del Milan degli olandesi, con Van Basten nel cuore ed i poster delle 7 coppe dei campioni (sospensione temporanea degli inglesismi) a tappezzare le pareti di casa. Con Milano ad avermi accolta in un modo tutto suo, facendomi scoprire il mondo…La Milano da bere…che ti guarda per quello che fai e non per chi sei…dove i suoi navigli vestiti di nebbia riescono perfino a farti sentire l’odore del mare che passa a prenderti puntuale per un aperitivo alle 18.  I derby di Milano in cui Sandro Mazzola, ‘il baffo’ e Gianni Rivera ‘il golden boy’ sapevano giocare ad essere solo amici e mai nemici.  Il derby è San Siro detto ‘La Scala del calcio ‘, prossimo a scomparire. Il tempio dove Silvio Berlusconi ha mostrato come realizzare un miracolo imprenditoriale prima e sportivo poi, con la sua armata invincibile tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni ’90, portando a Milanello giocatori unici come il trio olandese composto da Gullit, Van Basten e Rijkaard, alla corte di Sacchi prima e Capello dopo, mentre il mondo si deliziava a guardarli giocare. Il derby dell’Inter del Trap, fatta di granito che macinava chilometri, con gli inossidabili tedeschi Matthaus e Brehme, grandi bandiere di un calcio che non esiste più. Le lacrime di addio alla fine di una carriera stellare di Franco Baresi e Paolo Maldini, indimenticabili capitani dei rossoneri e della Nazionale azzurra, asciugate dai tifosi che gremivano gli spalti di San Siro. Le milanesi campioni di tutto dentro e fuori l’Europa, che dominavano il campionato insieme ad una Vecchia Signora torinese, insidiate solo dal Napoli del più grande giocatore di tutti i tempi: Diego Armando Maradona (ndr- a proposito, mio padre milanista fino al midollo, abdicò in favore di Maradona, ritenendolo il numero 10 più talentuoso di sempre, e chiamò mio fratello, Diego, scelta mai compresa fino in fondo razionalmente, ma che ho accettato fideisticamente). Il derby di Milano e di Massimo Moratti (ancora il mio unico e solo Presidente!) con il suo cuore infinito, stile inimitabile, tifoso ed amante dell’FC INTERNAZIONALE come nessuno, forse. Un tesoro, la cui passione gli era stata tramandata fin da quando a guidarla c’era papà Angelo e i trionfi intercontinentali. Massimo Moratti che ha patito, pianto, perso e risollevato da incredibili cadute la sua squadra, trattata come una figlia, la prediletta, capace di grandi amarezze, ma anche di ripagarlo di tutto in un unico ed irripetibile anno: il 2010, l’anno del Triplete,  con lo Special One ( riprendo l’inglesismo per l’effetto sonoro!) Mourinho  in panchina e Giacinto Faccetti e l’Avvocato Prisco a danzare di gioia in Paradiso. Moratti che anche quando ha dovuto dare in sposa la sua adorata bambina ai cinesi, le ha giurato che l’avrebbe tifata ed amata con la stessa purezza e passione disarmanti di sempre. Il derby di Milano, adesso come allora, che si giocherà all’ombra della ‘Madunina’…che tutta d’ora e picinina… domina la città. Milano che quando piange e ride lo fa  davvero…sempre viva, creativa, rigida, distaccata, rovente, elegantemente austera, ma che accoglie e ama prendendoti direttamente allo stomaco. Il derby di Milano è Milano…e certe luci non potrai mai spegnerle…proprio come quelle di San Siro…e di strano non c’è nulla, perché tutti siamo stati là. Buon derby a tutti!

 

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