Milano
#LoveIsLove: le facce del Milano Pride 2015
L’amore è un diritto umano, scrive Amnesty International nella sua campagna per il riconoscimento dei diritti alla comunità LGBT, e oggi, a Milano, il diritto all’amore libero e uguale in dignità e diritti è stato chiesto a gran voce dalle migliaia di persone che hanno partecipato al Gay Pride.
La stagione dell’Onda Pride è stata inaugurata il 6 giugno con il Pride di Verona, Benevento e Pavia, passando per Roma e arrivando oggi a Milano, ma anche a Torino, Bologna (città in cui la comunità gay è molto unita e attiva) Palermo, Cagliari e Perugia. L’Onda Pride, dopo essere passata per Genova, Foggia, Catania e Napoli, si concluderà a Reggio Calabria il primo agosto.
Il Pride celebra i moti di Stonewall del 1969 e ricorda che, ancora oggi, in alcune parti del mondo, essere gay, lesbica, transgender è un reato punito con il carcere e a volte con la morte. Attraverso il Pride le associazioni come Amnesty ricordano all’opinione pubblica, spesso deviata da operazioni mediatiche e di propaganda come la “teoria gender” o il Family Day, che i diritti della comunità LGBT sono diritti umani. Il diritto alla libertà di espressione, di associazione, a costruire una famiglia, a non essere discriminati e non subire trattamenti inumani o degradanti sono spesso negati alle persone a causa del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere.
In questo momento, nonostante si stia perlomeno svolgendo in Commissione Giustizia al Senato l’esame del ddl Cirinnà in materia di unioni civili e convivenze, l’Italia, come ben precisato nel manifesto politico del Milano Pride 2015, si colloca al di fuori dello scenario europeo perché incapace di garantire il pieno compimento della Democrazia attraverso il riconoscimento della piena parità di diritti per tutti e tutte. Situazione che proprio oggi, nel giorno del Milano Pride, patrocinato da Comune e Regione Lombardia, attivisti, sostenitori, cittadini tutti, hanno chiesto, tra colori, musica, e lustrini, che possa finalmente laicamente evolvere. Una denuncia, quella nelle strade milanesi e d’Italia, che riguarda l’immobilismo politico e istituzionale, ma anche nei confronti della crescita di fenomeni omotransfobici e razzisti mascherati da libertà di espressione. La parata partendo da piazza Duca D’Aosta ha sfilato in via Vitruvio per raggiungere piazza Caiazzo attraverso via Settembrini e poi da corso Buenos Aires fino al palco di Porta Venezia, quartiere della Pride Week. Hanno partecipato al Gay Pride, oltre ai rappresentanti delle associazioni LGBTQIA (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer, Intersessuali, Asessuali), il sindaco del comune di Milano Giuliano Pisapia e in rappresentanza del mondo dello sport, Alessandro Costacurta, che ha testimoniato l’importanza della non discriminazione per ragioni di orientamento sessuale nel mondo sportivo. Parte dei fondi dell’edizione di Milano di quest’anno, per volere degli organizzatori, verrà devoluta alle associazioni della città che si occupano di accoglienza, dato il grande numero di profughi arrivati e ancora di passaggio.
In questa giornata, vissuta peraltro dopo la legalizzazione dei matrimoni gay in America, grazie ad una storica sentenza della Corte Suprema USA, il popolo del Pride ha chiesto a gran voce delle leggi che riconoscano e tutelino i diritti di tutti al grido “Non vogliamo le briciole”.
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