Milano

Lo “stop” al piano periferie è stato votato anche da Pd e Leu

8 Agosto 2018

Impazza da stamane una polemica che riguarda l’attuazione del “piano periferie” approvato dal governo Renzi e sviluppato anche dal governo Gentiloni. Tra i più pronti a notare un emendamento “del governo”, accusato di voler bloccare tutto e rinviare il finanziamento fino al 2020, cioè a data da destinarsi. Tra i primi a segnalare il fatto, con una dura nota pubblicata su Facebook stamane, è l’assessore all’urbanistica di Milano Pierfrancesco Maran:

“Incredibile. Il Governo 5Stelle – Lega taglia 2.1 miliardi di investimenti nelle periferie italiane (a Milano al Q.re Adriano). Perché?
Sono così sbigottito ed incredulo che non riesco ancora ad essere nemmeno arrabbiato, eppure la notizia è incredibile ed ingiustificabile.
Nel Dl Milleproroghe il Governo ha rinviato tutti i 2.1 miliardi stanziati dal Governo Renzi per le periferie al 2020, nonostante si trattasse di interventi con convenzioni già sottoscritte (nel caso di Milano a dicembre 2017) su opere che stanno per partire.
Questo significa rallentare (o fermare?) non solo il Q.re Adriano a Milano, non solo il superamento barriere architettoniche delle fermate M2, ma interventi fondamentali per il Paese come a Scampia, Ostia, Bari ecc. perché c’era almeno un progetto per ogni capoluogo di Provincia e ora è di nuovo tutto in discussione.
Noi oggi non siamo in grado di dare ai milanesi certezze su cosa accadrà alle opere finanziate dal Governo perchè abbiamo appreso la cosa da notizie stampa e credo che sia indispensabile che il Governo spieghi se i cittadini dovranno attendere 2 anni in più o queste risorse son proprio volate via e dovremo cercare altre strade di finanziamento.
Io ho una sola domanda, perché?”

Le reazioni negative sono molte, a Milano e non solo. Sono ovviamente in particolare gli amministratori di opposizione ad attaccare la manovra gialloverde.
Tuttavia, come emerge chiaramente dal resoconto del voto in Senato, il voto a favore dell’emendamento incriminato è stato unanime. Lo ha votato tutto il gruppo del Pd e tutti i parlamentari presenti di Sel e di Forza Italia. E mentre continuano le reazioni negative degli amministratori delle città metropolitane, i senatori di opposizione tacciono.

I perché del voto, e della distanza tra la presa di posizione dei parlamentari democratici a Roma rispetto agli amministratori locali dello stesso partito, non sono ancora chiaro. Alcuni formulano l’ipotesi di una clamorosa svista, di un voto non ben calibrato nel valutarne le conseguenze. Altri spiegano che in realtà il voto sull’emendamento rientra in un disegno più ampio, che porterebbe alla creazione di un fondo di coesione a vantaggio di tutte le amministrazioni comunali coinvolte, e che sarebbero comunque salvaguardati gli impegni di spesa già definitivi, all’interno di un’intricatissima situazione giurisprudenzale e normativa che già rendeva di difficile attuazione il piano periferie.

Una cosa è sicura: c’è un problema di comunicazione interna grosso come un palazzo. Perché ciò che indigna Maran e molti altri è stato approvato col voto di tutti senatori del Partito Democratico.

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