Altri sport
“Lo sport è vita ma noi non esistiamo: neanche un Euro di ristoro”
“Lo sport è vita ma noi non esistiamo: neanche un Euro di ristoro”
“Abbiamo provveduto a mettere in sicurezza le piscine pubbliche, dopo accurati controlli dei Nas. E dopo aver rilevato l’efficienza dei nostri protocolli ci hanno fatto chiudere dopo una settimana”. È una delle molte testimonianze raccolte davanti alla Prefettura di Milano, ormai divenuto epicentro delle categorie in difficoltà a seguito del Covid.
“Il ministro Spadafora si è accorto di noi dopo Marzo dello scorso anno e quindi con ritardo un conguaglio, una forma di ristoro, è arrivato. Poi quando a fine settembre abbiamo riaperto, già dopo una settimana ci hanno fatto richiudere. E con la scusa della crisi di Governo non ci hanno fatto arrivare nulla: neanche un Euro di risarcimento”
Sono i ragazzi dei centri sportivi, delle piscine e delle palestre a parlare e a far sentire la voce di una categoria rimasta sola. Abbandonata. Senza ristori né assicurazioni. Senza un ministero e senza rappresentanza parlamentare. Condannata quasi ad essere buttata fuori dalle olimpiadi se non fosse sopraggiunto un decreto tappabuco. Una situazione molto difficile ed esasperata che qui in piazza è stata raccolta dalla CGIL la quale rivendica il fatto che non ci sia né una delega né una sottodelega di governo “che non ci pare una buona notizia” mi dice Francesco Aufieri Segr. Gen. della SLC CGIL
“Una grave carenza è il fatto che questa categoria, palestre e piscine soprattutto, sono state costrette a continuare a pagare gli affitti malgrado siano state fatte chiudere, aggiunge l’avvocato Tommaso Senni dell’Associazione Elsa. Insomma l’ennesimo settore in crisi in cui da una parte, il calcio, gode di privilegi a se stante. Mentre i piccoli, e non sempre piccoli, circuiti cittadini vengono invece penalizzati e sottoposti a controlli assidui. Due pesi e due misure che come sempre vengono fatti pagare ai lavoratori
Il servizio
Devi fare login per commentare
Accedi