Milano
Lisbeth Salander assolta per legittima difesa
È stata una serata che ha fatto registrare un grande successo e una partecipazione emotivamente forte. Il tema era duro: la violenza sulle donne. La protagonista una donna della letteratura contemporanea: Lisbeth Salander nata dalla penna di Stieg Larsson. Accade a Milano al Teatro Manzoni all’interno della rassegna ‘Processo alla Storia’.
A portarla sul palco Elisa Greco, autrice di un format teatrale che ha trovato una sintonia con il pubblico, rilevante. Processo alla Storia, infatti, costituisce un paradigma di lettura della storia moderna. Induce il pubblico a mettere sotto processo e quindi a decidere se assolvere o no molti protagonisti della storia contemporanea.
Il processo
La celebrazione di un processo consente al pubblico che viene a teatro di divenire cosciente del ruolo interpretato dalle persone che sono sottoposte a una serie di capi d’accusa.
Lisbeth Salander, è accusata della violazione dell’art 574 c.4 del codice penale. Donna che si è resa letterariamente protagonista dell’omicidio del suo stupratore, diventa un paradigma per porre un quesito alla collettività: una donna che reagisce alla violenza fisica reiterata da parte di un uomo, ha diritto di potersi difendere fino ad arrivare alla morte del suo stupratore?
Barbara Stefanelli
Barbara Stefanelli, vice direttrice del Corriere della Sera e fondatrice del blog “La 27ma ora”, sul palco del teatro Manzoni a Milano, replica da par suo: “Nei panni di Lisbeth rivendico questo diritto, contro i soprusi perpetrati verso di me”.
Il Pubblico Ministero, Luca Poniz, pone in essere una formidabile requisitoria in cui pur riconoscendo il diritto alla difesa “Non può sancire la liceità alla violazione dei principi fondamentali del diritto”. Laura Cossar, avvocato, che sul palco difende Lisbeth rivendica il principio della legittima difesa quale principio universale proprio di quel diritto evocato dal Pm.
Il perito
A colpire è il prof. Gugliemo Gulotta, psicologo, avvocato e perito d’ufficio nel processo istruito a teatro, assolutamente caparbio nella difesa dei principi della vittima ma anche in grado di sollevare ragionevoli dubbi sulla effettiva consapevole volontà dell’imputata a cagionare danno alla vittima, carnefice prima di tutto di Lisbeth.
Sara Loffredi, testimone dell’accusa, porta l’esperienza diretta di Luigi Felice che ha scritto con lei un libro sull’omicidio del padre, assassinato per le reiterate violenze contro la madre ( “Non sarà sempre cosi”, Piemme editore)
Un contributo prezioso alla comprensione del fenomeno che permetterà al Pm di spiegare il fenomeno ma di non poterne permettere la legittimità. A chiudere la soddisfazione di Elisa Greco: il pubblico dietro di lei, sul palco, a teatro, prima di sfollare, forma capannelli in cui commenta la sentenza. Lisbeth viene assolta dal capo d’accusa di essere responsabile dell’omicidio posto in essere ma con un verdetto di 134 a 94. Non quel plebiscito che ci si attendeva. Milano patria dell’Illuminismo, alla barbarie della follia omicida, risponde con la sua cultura giuridica. Lisbeth è innocente, ma fino ad un certo punto ed in ragione forse di una sopraggiunta incapacità d’intendere e volere.
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