
Milano
“L’intelligenza del contesto: Milano vista da Alberto Secchi”
Per chi si fa il Piano, con chi si fa il Piano. Nel cuore della crisi della pianificazione urbana, la riflessione di Alberto Secchi restituisce centralità all’etica del progetto, interrogando il senso profondo del piano e il ruolo del contesto come matrice relazionale e politica
Il prossimo 9 aprile nell’ambito della Design Week 2025 – si svolgerà una presentazione del libro di A.Secchi “Milano. Due o tre cose che so di lei. Ciò che ho visto e ciò che vedo”. Alla presentazione presso Off Campus San Siro parteciperanno alcuni docenti e ricercatori del Politecnico di Milano e della Facoltà di Sociologia di Milano Bicocca
Nel panorama odierno della riflessione urbanistica, il testo di Alberto Secchi rappresenta un esercizio di rara lucidità e profondità intellettuale. Si tratta di un testo che si impone non solo per il suo valore testimoniale, ma anche per la sua capacità di elaborare una visione critica, stratificata e relazionale della città e delle sue trasformazioni. Lontano dalle mode iconografiche del rendering patinato e dalla retorica dell’urbanistica instagrammabile, Secchi propone una lettura fondata su quella che potremmo definire “intelligenza naturale del progetto urbano”, un’intelligenza frutto di esperienza, osservazione diretta, memoria storica e sensibilità contestuale.
In questo senso, la riflessione elaborata da Secchi risulta un ulteriore stimolo in questi tempi caratterizzati da opache vicende che mettono in discussione l’urbanistica milanese, riproponendo alcune domande di cui si è smarrito il senso e la traccia, come ad esempio “per CHI si fa il Piano” e “CON CHI si fa il Piano”. Questi interrogativi, che affondano le radici nella migliore tradizione critica e democratica della disciplina urbanistica, tornano con forza a interrogare le responsabilità della progettazione urbana e del governo del territorio, nella direzione di una maggiore trasparenza, partecipazione e giustizia spaziale.
Formatosi in un contesto culturale novecentesco, Secchi ha attraversato la storia dell’urbanistica milanese (e non solo) con uno sguardo sempre vigile e partecipe. Il suo approccio è dichiaratamente relazionale: il contesto è per lui una rete di significati, un sistema di rapporti più che una mera sommatoria di funzioni e oggetti. In tal senso, l’autore si muove con una libertà critica che affonda le radici in una stagione della progettazione urbana nella quale l’intenzionalità pubblica, la tensione verso la costruzione di una città collettiva, e la responsabilità etica del progettista erano presupposti condivisi.
Il racconto di Secchi si articola in due sezioni principali: “Ciò che ho visto” e “Ciò che vedo”, cui si affianca una terza parte di tipo iconografico. La prima parte è un affresco autobiografico che attraversa esperienze formative, incontri professionali e militanza urbanistica: dal Gallaratese al PRG del 1980, dall’esperienza del collettivo TAU al confronto con figure come Airaldi, Bottoni e Rogers. Secchi descrive con toni misurati ma profondamente partecipati la propria traiettoria intellettuale e professionale, restituendo al lettore un’idea chiara di ciò che significa “fare urbanistica” come esercizio etico, culturale e progettuale.
Nella seconda parte, più analitica e critica, l’autore elabora un atto di accusa nei confronti delle pratiche urbanistiche contemporanee, dominate da una logica meramente economica e incapaci di produrre reali dispositivi di inclusione e coesione sociale. Le riflessioni sulla fine del concetto di piano, sull’uso strumentale del termine “rigenerazione”, sull’illusione della densità come valore assoluto, sull’ipocrisia della città dei 15 minuti, costituiscono un patrimonio di pensiero che merita di essere introdotto nel dibattito e nel discorso pubblico sui temi dell’architettura e dell’urbanistica.
Quello che risulta evidente, in modo netto, è la capacità dell’autore di guardare alle trasformazioni urbane non come semplici operazioni immobiliari o interventi di facciata, ma come processi vivi, fatti di relazioni complesse, conflitti non risolti e potenzialità ancora da attivare. Secchi si tiene lontano dalle scorciatoie della tecnologia vista come soluzione automatica e propone invece una visione della città centrata sull’esperienza concreta dell’abitare, sul valore della continuità dei luoghi, sulla memoria urbana e sull’importanza delle relazioni di vicinato.
La sua lettura di Milano è una lezione formativa per le nuove generazioni di urbanisti, oggi troppo spesso educate all’uso degli strumenti digitali più che alla comprensione del contesto. Laddove i gran visir del rendering vedono “vuoti da riempire con oggetti firmati”, egli individua relazioni da riscoprire. Dove la pianificazione si dissolve in procedure amministrative, egli reclama la responsabilità politica e culturale del progetto.
Questa impostazione si riflette anche nella sua proposta per una “urbanistica democratica”, intesa come disciplina del governo del cambiamento più che come tecnica di previsione. Si tratta di un contributo prezioso in un momento in cui la disciplina appare smarrita, incapace di prendere posizione rispetto ai grandi processi di disuguaglianza territoriale, crisi ambientale, omologazione formale.
Il volume, pubblicato nel 2024 da Planum Publisher (scaricabile gratuitamente), rappresenta quindi un documento di grande valore per chiunque si occupi di città, progetto urbano e politiche del territorio. Non solo per ciò che racconta, ma per come lo racconta: con rigore, passione e un raro senso di responsabilità intellettuale. Alberto Secchi, pur nel suo tono pacato e talvolta malinconico, non rinuncia a esercitare un pensiero critico, resistente, capace di restituire alla città la sua dignità di progetto collettivo.
In conclusione, “Milano. Due o tre cose che so di lei” non è solo un libro di memorie urbanistiche, ma un atto politico e civile. Una chiamata all’attenzione per i giovani professionisti che vogliano riscoprire il senso profondo del progetto urbano, oltre l’effimero, l’autoreferenziale e il mercato. In un tempo di urbanistica algoritmica e metropoli da copertina, la lezione di Secchi costituisce un punto id vista per chi ancora crede nella città come costruzione democratica del vivere comune.
Il testo è scaricabile all’indirizzo https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdMrno1fYAgInCJYUMKQa7gRt0yTF3yH-KWpbQ7xSzDJ363CQ/viewform
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