Milano
L’incredibile finale della guerra in Procura a Milano
Titoli di coda sullo scontro che ha infiammato per dieci mesi la Procura di Milano. Spunta una sorta di accordo che porterà Alfredo Robledo per circa un anno alla procura generale di Venezia come sostituto per poi tornare a Milano a capo del dipartimento anticorruzione che nel frattempo dovrebbe essere coperto con una nomina provvisoria.
Robledo tornerebbe dopo l’esilio quando Edmondo Bruti Liberati andrà in pensione al 31 dicembre 2015 per raggiunti limiti di età, senza avvalersi degli effetti di una eventuale ulteriore proroga che potrebbe essere decisa per l’impossibilità del Csm di rispettare gli impegni a livello di nomine dei capi degli uffici.
Insomma, domani la prima commissione deciderà di non aprire la pratica formale di trasferimenti per incompatibilità ambientale ma aderirà alla cosiddetta “mediazione istituzionale” varata dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che già di recente aveva annunciato: “Stiamo lavorando a una soluzione bonaria”.
Dice un giudice milanese: “E’ la conferma che al Csm da tempo hanno preso i vizi peggiori della politica”. L’organo che dovrebbe governare i magistrati è riuscito a non prendere una decisione ufficiale in dieci mesi sul più grave conflitto interno mai vista in una Procura. Un magistrato, Robledo, ha accusato il suo capo di assegnare le inchieste in base a simpatie personali e a equilibrismi politici, come nel caso dell’inchiesta sulla vendita di quote Sea all’imprenditore Gamberale da parte del Comune di Milano. Lo stesso Bruti ha ammesso di avere dimenticato nell’armadio il fascicolo, che lambiva la Giunta Pisapia, per una “deplorevole dimenticanza”.
Nei giorni scorsi, addirittura un gruppo di pm dell’anticorruzione si è lamentato con Bruti perché il lavoro è fermo e non arrivano più notizie di reato (a pochi mesi da Expo) da quando ha esautorato Robledo a ottobre. E dopo mesi di audizioni, veleni, rinvii, nel giorno in cui abbandona il suo Presidente Napolitano, da sempre vicino a Bruti, il Csm se ne esce con una soluzione che mostra tutta la sua fragilità e impotenza. (frank cimini e manuela d’alessandro)
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