Milano
Lettera apertissima agli studenti del Politecnico sul caro affitti
Care studentesse e cari studenti, una larga parte di persone che vivono la città, che lavorano e studiano in città, non riesce più ad abitare in città. O quando ci riesce lo fa al prezzo di grandi sacrifici.
La vostra protesta contribuisce a dare voce a quel largo movimento spontaneo di donne e uomini, giovani e meno giovani, che dallo scorso anno denuncia una situazione sempre più difficile in città. Parlare di caro casa a Milano solo pochi mesi fa significava scontrarsi con un muro di indifferenza e di disinteresse. Oggi è invece un argomento sulla bocca di tutti.
Vi scrivo questa lettera apertissima perché sono convinto che la vostra battaglia sia giusta. Così come sono convinto che possiate vincerla, nell’interesse di Milano e del suo futuro.
Per vincerla è fondamentale passare dalla protesta alla proposta.
A partire dalle misure destinate agli studenti, perché mantenere una città attrattiva significa mantenerla vitale, energica, disponibile a confrontarsi con il futuro.
Servono studentati, anche attraverso il recupero di edifici pubblici e privati sotto utilizzati. Ma non basta. Serve anche un sostegno concreto a chi studia fuori sede (e, perché no, anche chi studia nella città in cui è nato: siamo uno dei Paesi europei in cui si esce di casa più tardi).
Nei Paesi dove è tradizione il “prestito d’onore” generalmente quel prestito non copre solo le spese universitarie, ma anche i costi per mantenersi durante l’università. Qui abbiamo la fortuna di avere un sistema universitario in larghissima misura pubblico e più accessibile, ma dobbiamo iniziare a pensare che nel diritto allo studio vada ricompresa anche la possibilità di frequentare gli atenei e, quindi, il tema degli alloggi.
Ma è necessario guardare anche alle difficoltà di chi entra nel mondo del lavoro e di chi, pur avendo un lavoro, fa un’enorme fatica a pagare l’affitto. Il paradosso è che le detrazioni nazionali hanno un tetto troppo basso per chi lavora a Milano. Considerano infatti soggetto meritevole di utilizzare la detrazione (almeno l’intera detrazione) solo chi ha un reddito inferiore a poco più di 15mila euro lordi. In questo modo escludono la stragrande maggioranza delle persone che lavorano a Milano e che fanno fatica a pagare l’affitto. È un tetto che va raddoppiato per poter effettivamente incidere.
Tra i vostri striscioni ho letto “scoppiare la bolla”. Ma a Milano non c’è una bolla. Gli affitti galoppano prevalentemente per il meccanismo della domanda e dell’offerta. Milano ha affitti in linea con le grandi città europee, non rappresenta un’anomalia.
L’anomalia è il rapporto tra gli affitti e gli stipendi, che è il peggiore in Europa. E che colpisce in modo particolarmente duro chi entra nel mondo del lavoro. Abbiamo gli affitti di Monaco di Baviera, ma non certo gli stipendi. Che subiscono il trend italiano degli stipendi pressoché immobili. Adeguare gli stipendi italiani a quelli europei è un obiettivo sul quale è necessario indirizzare molte energie, ma nel frattempo serve una risposta immediata al caro casa. È in quella direzione che andrebbe l’adeguamento delle detrazioni.
Cambiare le cose si può e probabilmente non è mai stato così urgente. Servono risposte che sappiano essere pragmatiche e allo stesso tempo di prospettiva.
È una sfida importante, che si può vincere.
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