Milano
Lettera aperta a Milano. Da chi ha manifestato il 21 settembre
Una lettera appassionata. Manifestare senza conflitto. Provare a coinvolgere emotivamente Milano: le istituzioni, chi vive il ciclista come ‘nemico’, chi non intuisce la bellezza sana del vivere a pedali, chi sottovaluta la gravità della congestione urbana.
“Cara Milano, siamo gente che ti ama. Per questo pedala.
Lo facciamo anche per egoismo, perché vogliamo star bene, far correre il metabolismo, insieme ai pedali.
Ma soprattutto pedaliamo perché ci piace guardarti, quando andiamo dove dobbiamo andare. Tu vuoi amanti discreti e ostinati. E la bicicletta lo è.
Pedalando la fretta alla quale ci costringi si stempera, e si colora di ottimismo. Tu ne hai bisogno, tu che sai affidarti e credere al domani. Milano vicino all’Europa! E l’Europa alla quale guardi e che meriti ha già scelto la bicicletta.
Pedaliamo per non rubarti spazio, il tuo spazio, di città antica, pensata per ospiti più discreti di un SUV.
Per evitare la ricerca quotidiana del parcheggio, diventata ansia, sconforto ed enigma. Perché il malessere di chi ti abita ammala anche te.
Pedaliamo per chi si è illuso dello status automobile, come ricompensa del suo lavoro. Illuso dalla sirena pubblicitaria, con automobili nel deserto, o che scivolano sulle montagne, ed è sempre fermo, assediato, ai semafori.
Per ricordargli quando tolse da bambino le rotelle laterali e iniziò a volare.
Per ribadire che una bici non ha serbatoio, e scarica nell’aria solo le nostre tossine. Come la farfalla, dove vola, l’ambiente sorride.
Cara Milano, come sei bella nei giorni di vento, incorniciata dalle Alpi, adagiata e preziosa!
Chi pedala è una brezza sottile. Dobbiamo far crescere il soffio dei milanesi, per farne vento. E farti bella.
Un numero che lieviti inarrestabile, e diventi assordante invito al cambiamento. Che rima sentimento. E diventa soluzione.
Il nostro è un mandato. Una richiesta di futuro. La domanda assoluta.
Un patto. Di finalità e visioni. Che vuole coinvolgere dal cittadino ciclista che vuole fare di più, alla grande istituzione, che può fare l’enorme di più. In mezzo ci sono associazioni, negozi e ciclofficine, industrie, piccole e grandi realtà di comunicazione, media, università, startup. Una realtà che abbiamo provato a mappare con il progetto Ciclopolis, rete complessa e profonda, di ogni grandezza, forza nascosta di questa città.
Perché il pedalare non alimenta alcun antagonismo sociale: non ci sono privilegi: il respiro è la primordiale condivisione. E il movimento delle persone è il sangue urbano. Il tuo chakra, cara Milano.
Usiamo insieme storie migliori, narrazione di mondi possibili, effetto meraviglia. Perché meravigliarsi spegne il rancore. E posteggia la fatica.
Pedalare è una cura. Il più stoico dei sentimenti.
Aiutaci a prenderci cura di te.”
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