Milano

Lega, tattica perfetta

16 Gennaio 2018

Lo hanno sbertucciato praticamente ovunque, Attilio Fontana. Candidato governatore a sostituire Roberto Maroni in Lombardia. ( nella foto di copertina al centro in basso, accanto a tutti i consiglieri regionali nel penultimo giorno di legislatura)

Accuse piovute da ogni latitudine, con la contraerea di casa Berlusconi che – emule del pensiero politicamente corretto, ma dalla sponda opposta – si  è eretta a moralizzatrice dei moralizzatori con un titolo edificante: “Razza di ipocriti”

Nel teatrino della campagna elettorale del resto vale tutto e il contrario di tutto. Per cui la filippica accorata del moderato ex sindaco di Varese contro il rischio invasione, che porterebbe  al prevalere della razza colorata contro quella bianca, è stata attenzionata  dai telegiornali di tutte le reti, da tutti i giornali, dal web, dalle radio. Non c’è  nessuno che si sia potuto sottrarre dal dire la propria opinione e comunque dal raccontare il fatto. Che c’era, ma racchiuso e dispiegatosi nell’ultima parte del fortino della Lega (fu Nord) ormai consunta dai depressi conti economici che la destabilizzano. Bisogna partire da qui se si vuole capire il perché di quella opinione politica  così articolatamente professata che ha indignato i molti: ma non tutti. Non tutti coloro i quali hanno visto per esempio in questa forzatura un modo per ottenere quella visibilità  che Fontana ancora non aveva e che invece da ora in poi possiamo avere la certezza sia patrimonio di qualunque lombardo ( e non solo)

Per altro chi conosce l’ex sindaco sa che in tutti i modi può essere qualificato salvo che come un pasdaran della comunicazione o come un kamikaze padano pronto ad immolarsi alla causa anche con vie di mezzo radicali e definitive. Semmai, Fontana rappresenta l’algoritmo della crescita esponenziale, l’app che ti semplifica i contatti, aumentandoli senza farsi vedere: anche grazie a questa strategia di comunicazione.

La Prova

 

La prova? Ha un nome e cognome: Toni Iwobi. Nigeriano, colorato il giusto per definirlo proprio africano,  ma anche amministratore di un’azienda informatica, in Italia dal 1976, che nella foto vedete a Pontida a infiammare il popolo Padano. Un professionista e soprattutto leghista: responsabile dell’immigrazione nominato da Matteo Salvini tre anni fa. E dunque: può, chi non garantisce la (salvaguardia della)  razza bianca, essere protagonista del suo esaurimento proprio in casa di chi vorrebbe debellare gli esogeni protagonisti di questo dimezzamento etnico che ne prospetta il complessivo annicchilimento? Evidente che no. Poiché la logica contrasta con questa prospettiva, dobbiamo per rigore logico optare per la prima ipotesi. Fontana non ha usato le parole a caso. Ma con finalità precise: mostrare che c’è. Obiettivo raggiunto, potremmo dire. Da oltre 24 ore pullula sulla rete una fagocitata caccia all’Attilio furioso, una incandescente polemica antirazzista. Cui per altro Fontana non si sottrae rincarando la dose: “Anche la costituzione parla di razza”.  Tutto gratis, prime pagine dei telegiornali compresi. Il tesoriere della Lega ringrazia, data la caducità dei tempi odierni.  Nel frattempo l’uomo che sussurrava ai cavalli e per il momento passato a nuova vita – nell’attesa che qualcuno eventualmente lo chiami come risorsa del Paese – s’è presentato in aula e – urbi et orbi – ha annunciato:  abbiamo l’autonomia.

Roberto Maroni: compartecipazione e Fabbisogni standard

“Adesso non esageriamo” mi ha detto il capogruppo della Lega, un brianzolo con i piedi ben radicati a terra e con la testa pienamente dentro la realtà. “L’autonomia ancora non c’è” – mi dice Massimiliano Romeo, “però  si va verso un sistema di premialità”

Massimiliano Romeo

Intanto  Maroni Roberto da Varese, 300 voti presi alle ultime elezioni comunali ( avete letto bene: trecento preferenze) annuncia i fabbisogni standard e la compartecipazione del governo nell’ultimo pacchetto di provvedimenti adottato dall’Esecutivo nella trattativa con la Lombardia. Letto in controluce significa che l’autonomia ancora non è  arrivata ma in potenza, se il Governo compartecipa, “significa trattenere quota parte dei tributi erariali”

Ugo Parolo: vi spiego la compartecipazione del Governo 

 

Quindi: mentre tutti si stracciano le vesti contro la Lega per la questione della razza bianca, apprendiamo che il suo responsabile per l’immigrazione è un Nigeriano ( apprendiamo per modo di dire) e che pertanto se la razza e il  olore della pelle fosse un pericolo non gli affideresti le chiavi di casa tua. Inoltre a poche ore dal “Che fare?” leghista relativamente al problema della scarsa riconoscibilità di Fontana agli elettori lombardi possiamo dire che oltre 24 ore di martellamento ( che continuerà) garantisce a titolo gratuito alla Lega di avere ampio spazio su tutti i media in barba alla par condicio. Infine: è scomparso anche Maroni dai radar dei leghisti arrabbiati e dai giornali vicini al centrosinistra, garantendogli due mesi di tranquillità prima di tornare protagonista, a Palazzo Chigi o a Palazzo Madama. Riassumendo: un partito che pochi giorni fa era nell’angolo per la diatriba Salvini- Maroni, con Gori che gongolava  e il PD che cantava vittoria, in poche ore si è ripresa la scena, ha dettato l’agenda politica, ha rilanciato il suo candidato tenuto in naftalina negli ultimi due anni. Il tutto senza tirare fuori un soldo. Chicca finale: “Fontana parla come Trump” dice qualche commentatore politico. Per chi non lo rammentasse Trump ha vinto le elezioni politiche negli Stati Uniti contro il suo stesso partito. Epilogo: Gori, chi?

 

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