Innovazione
L’economia milanese scommette sul futuro: un altro piccolo data-report
Michele Barbera è il CEO di SpazioDati, startup dietro Atoka. Questo post è sponsorizzato da:
Nel precedente post, abbiamo usato Atoka per capirne un po’ di più della struttura produttiva della grande Milano. Ricapitolo rapidamente. Nel milanese hanno sede legale oltre 363mila aziende; per la precisione, a oggi [dato di inizio settembre] sono 363.328. Considerando che in Italia ci sono 6 milioni di aziende, ciò significa che il 6% di tutte le imprese italiane sta a Milano.
126.112 delle aziende milanesi sono imprese individuali, mentre 125.424 sono srl: si tratta di un dato molto interessante, perché solo nella provincia di Milano (e in quella di Roma) c’è una sostanziale equivalenza tra imprese individuali ed srl. Come scrivevo nel precedente post, “si potrebbe trattare di una conferma di come Milano sia la punta più avanzata dell’economia italiana, il luogo dove le imprese a vocazione nazionale o globale devono essere per fare business”.
In effetti una grande impresa italiana su 5 ha sede legale a Milano o dintorni, una su 9 sta a Roma, una su 19 nel torinese e così via…. Anche la natura dell’economia milanese è un po’ anomala: come nel resto del Paese, pure qui le aziende del commercio all’ingrosso e al dettaglio sono le più numerose (84.937), seguite da quelle delle costruzioni (44.564), ma poi vengono le aziende del settore immobiliare (38.530); ancora, dopo le 36mila imprese attive nel settore manifatturiero ci sono le 30.621 aziende impegnate in attività professionali, scientifiche e tecniche.
A Milano, ovviamente, non si campa soltanto di edilizia e manifatturiero, due dei pilastri della nostra economia. L’immobiliare ha un peso più marcato che a Roma o a Torino, e le 30.621 aziende di ambiti tecno-scientifici o professionali sono un esempio di capitalismo avanzato vero, che inizia a virare verso la leggendaria knowledge economy di cui tutti parlano. In effetti in nessuna provincia italiana ci sono tante aziende appartenenti al settore M (lettera ATECO che identifica questo tipo di aziende) come nel milanese. In provincia di Roma le aziende impegnate in attività professionali, scientifiche e tecniche sono 23.009, nel torinese 10.794, in provincia di Napoli 7.317 e nel bresciano 5.460. In altre parole, il 14% di tutte le aziende italiane di questo settore ha sede qui.
Cerchiamo ora di approfondire i 5 settori citati, cominciando dalle aziende del commercio. Che siano le più numerose nel milanese non deve stupire, è così ovunque in Italia. Pensiamo a tutti i tabaccai, le edicole e i negozi in cui ci imbattiamo quando andiamo in centro il sabato. Quali sono le parole-chiave di queste aziende? [cioè quei termini che scaturiscono dall’analisi semantica di alcune fonti-dati associate alle aziende stesse, in primo luogo i siti web e i profili sui social media, secondo determinati parametri di occorrenza]. Oltre alle prevedibili “commercio” e “abbigliamento”, i nostri algoritmi semantici si imbattono pure in “bigiotteria, esportazione, cosmetici, calzature, prodotto, arredamento, profumo, motocicletta, concia, accessori, orologio, elettrodomestici, carrozzeria, autoveicoli, gioielleria…”
Si tratta di termini che rimandano a uno shopping di alto livello, magari di borghesi danarosi o turisti stranieri. Il lessico cambia se restringiamo un po’ il campo. 2.597 aziende milanesi del settore, ossia il 3% di esse, ha ricavi pari o superiori a 5 milioni di euro (a livello nazionale la percentuale è dell’1,1%). Si tratta, soprattutto, di aziende di commercio all’ingrosso. Ecco qui le parole-chiave: Facebook, prodotto, impressum, mistificazione, spam, farmaceutica, commercio, industria manifatturiera, hangul, McLaren, distribuzione, EMEA, occhio secco…
È un lessico complesso, composito, proiettato verso il futuro e il mondo. Un lessico capace di stupire, a volte: io, per esempio, non avevo la minima idea di che cosa significasse la parola “hangul” (si tratta dell’alfabeto coreano). La parola che emerge per prima è il nome del social network più influente del mondo, ma ci si imbatte pure in termini dell’imprenditoria di lingua tedesca (“impressum”), della grande distribuzione (“EMEA”, acronimo di Europe, Middle East, and Africa), della medicina (“occhio secco”).
Interessante il tasso di digitalizzazione delle aziende del commercio milanesi. Su 84.937 ditte, 13.486 hanno un sito web (15,9%) e 1.814 (2,1%); il dato nazionale è, rispettivamente, 10,6% e 1,5%. Anche qui la provincia ambrosiana fa meglio delle altre. Passiamo al settore delle costruzioni. Milano non è la provincia con il maggior numero di costruttori, in questo Roma lo batte in modo netto: 62.254 a 44.564. Tuttavia se si selezionano solo le ditte con ricavi pari o superiori ai 5 milioni di euro, allora il divario si riduce: a Roma e dintorni le imprese sono 373, nel milanese 348 (in altre province, come Napoli, Bergamo o Brescia, non si va poco oltre il centinaio).
Mentre la semantica delle aziende edilizie nel suo complesso non riserva grandi sorprese (tra le parole-chiave ci sono “climatizzazione” e “manutenzione”), quella collegata alle aziende con ricavi pari o superiori a 5 milioni di euro è più stimolante: “saldatura a elettrodo rivestito, ammortamento, facility management, general contractor, ATI, energy service company, energia, controlli non distruttivi…” Un lessico variegato, ad alto tasso di innovazione, ricco di anglismi, che la dice lunga sulle ambizioni dei costruttori meneghini.
A questo punto, l’immobiliare, croce e delizia per chi segue il mondo del business milanese. 38.530 le aziende della provincia, gran parte delle quali costituite sotto forma di srl (21.154) e società in accomandita semplice (6.265), ma ci si può imbattere anche in qualche spa (1.378) e financo in fondazioni (6), cooperative sociali (5) e società anonime (5). Certo, si tratta di realtà imprenditoriali spesso piccoline: su 16.056 aziende di cui si conosce con esattezza il numero di dipendenti, appena 8 hanno più di 250 dipendenti.
Il tasso di digitalizzazione non è granché alto (5,8%), e le parole-chiave sono noiose come il pistolotto di un agente immobiliare di un film anni ’80: “immobili, compravendita, proprietà, gestione, affitto, acquisto, permuta…” Ancora una volta tutto si vivacizza se mettiamo il filtro dei ricavi: in questo caso la grande Milano non solo si conferma la capitale nazionale delle aziende immobiliari con i piccioli (252 le aziende, a Roma sono 105), ma anche il lessico si vivacizza un po’. Tra le parole-chiave spuntano “galateo, Carrefour, cinema multisala, chat, forum, razzismo, affitto, immobili, ipermercati, compravendita, gestione, outlet, proprietà, domenica…”
Ora è il turno del manifatturiero. Si tratta di 36.264 aziende che rappresentano un pezzo importante del tessuto produttivo ambrosiano. Si va dalle aziende impegnate nella fabbricazione di prodotti farmaceutici (347, contro le 162 nella provincia di Roma e le 48 nel napoletano) alle imprese che fabbricano macchine per la metallurgia (65, mentre nel bresciano sono 55 e nell’udinese 29), sino alle industrie tessili (1214 aziende, solo Prato ne può vantare di più). Anche in questo caso le srl prevalgono: sono 15.859, contro le 9.008 aziende individuali e le 3.505 società in nome collettivo.
Delle 25.277 ditte manifatturiere di cui conosciamo il numero di dipendenti, in 225 hanno almeno 250. Il numero può sembrare esiguo, tuttavia la provincia di Milano distanzia ancora una volta tutte le altre province italiane: nel torinese di aziende manifatturiere così grande ce ne sono 82, nel vicentino 56 e nel romano 53. Qui il tasso di digitalizzazione è abbastanza alto, dal momento che ben 181 aziende hanno un sito web (80,4%); se però si guarda all’intero settore manifatturiero, allora si scende al 25,8%.
Ed ecco le parole-chiave delle aziende manifatturiere milanesi: metallo, macchina, plastica, industria manifatturiera, progettazione, commercio, industria, tecnologia, prodotto, stampa, rilegatura, alluminio ecc… Termini molto generici, che segnalano la duttilità del secondario ambrosiano. Se però si selezionano le aziende con ricavi di almeno 5 milioni di euro, diventa palese la vocazione del manifatturiero 2.0 milanese: “industria manifatturiera, innovazione, azienda, prodotto, clienti, tecnologia, chimica” sono le prime parole-chiave in cui si imbatte, seguite da altri termini eloquenti come “farmaceutica”, “principio attivo”, “American society of Mechanical Engineers”, “ingegneria dei sistemi”, “dilatazione termica”… un lessico dove i termini dell’industria farmaceutica e dell’ingegneria abbondano, e dove tutto ha il sapore dell’innovazione.
Infine, le aziende impegnate in attività professionali, scientifiche e tecniche. Come ho scritto sopra, hanno sede legale nel milanese in 30.621: più che nella provincia di Roma (23.009), di Torino (10.794) o di Napoli (7.317). Le srl sono 15.221: praticamente un’azienda del settore su 2 è una società a responsabilità limitata; seguono le imprese individuali (5.401) e le società in accomandita semplice (3.107). Abbondano le aziende specializzate in attività di direzione aziendale e consulenza gestionale (13.317), così come quelle che si occupano di pubblicità e ricerche di mercato (6.017); e se in questi due settori Milano non conosce rivali, si posiziona seconda quanto ad aziende impegnate in R&D: 535 imprese, contro le 588 di Roma e le 213 di Napoli.
Le parole-chiave sono abbastanza generiche (marketing, pubblicità, comunicazione, finanza, pr, ricerche di mercato, consulenza, investimenti, organizzazione aziendale, management, gestione…) ma se si prendono in considerazione solo le aziende più ricche, quelle con ricavi di almeno 5 milioni di euro, allora il lessico si trasforma in modo vertiginoso: WPP Group, Publicis Groupe, Publitalia ’80, Deloitte & Touche, consulente finanziario, Pfizer, KPMG, carriera, insight, NYSE, Nasdaq, pubblicità, audience, globalizzazione, audit… Termini che disegnano un mondo che guarda a Londra e agli USA, alla finanza, ai colossi del capitalismo mondiale.
Michele Barbera, autore di quest’articolo, è il CEO di SpazioDati. Autore della foto è Nicolago.
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