Ambiente
Le torri di trasmissione sono un affare, l’Europa lo sa, Silvio anche. E Noi?
Supera il miliardo di euro, precisamente 1.22, il valore dell’offerta pubblica d’acquisto (OPA) che EITowers, la società del gruppo Mediaset che gestisce la rete e cioè le infrastrutture di comunicazione del biscione, ha lanciato su RaiWay, l’omologa società controllata dalla TV di stato. L’obiettivo è l’acquisto di 272 milioni di azioni e la piena integrazione industriale delle due compagnie.
E’ di ieri il comunicato stampa ufficiale. Alcuni numeri ed alcune considerazioni aiutano a capire quale sia il valore del bene in vendita e cioè le torri di trasmissione.
Duemilacinquecento, è circa questo il numero delle torri già in possesso del gruppo Mediaset sul territorio Italiano. Con l’acquisto di RaiWay questo numero salirebbe fino a quasi 5000 unità.
A destare perplessità (se non preoccupazione), a quanto pare, è il fatto che con l’acquisizione Mediaset diventerebbe praticamente l’unico gruppo a controllare la rete di infrastrutture atta alla comunicazione televisiva. Come di fatto lo è Telecom Italia per la rete telefonica, o se preferite il paragone con la rete di trasporti su rotaie, come Ferrovie dello Stato. L’unica differenza in questo caso è che si tratterebbe di una compagnia totalmente privata, non di una compartecipata dallo stato o di un ex monopolista pubblico. Questo significa passare da un duopolio pubblico-privato, a un monopolio privato.
In una logica di mercato, un monopolio non è rassicurante, ma è anche difficile dire quali siano i rischi di un simile cambiamento, ammesso che ve ne siano di realistici ed una analisi non può prescindere dalla comprensione delle motivazioni dell’operazione né dall’osservazione di una fotografia dell’attuale mercato delle infrastrutture per le trasmissioni a radiofrequenza.
La situazione attuale mostra la tendenza all’outsourcing dei servizi infrastrutturali da parte di molte compagnie di telefonia mobile (e non solo) private.
Non è un caso che nello scorso ottobre Wind abbia cercato di vendere quasi cinquemila delle sue torri di trasmissione per potersi dedicare soltanto alle sue attività di core.
Allo stesso tempo si osserva la crescita di società che, al contrario, si specializzano proprio in questi servizi. Lo fanno acquistando torri, stazioni di trasmissione e sviluppando competenze tecniche per assistere qualsiasi tipo di operatore, per qualsiasi tipo di trasmissione, cioè per una grande varietà di frequenze e protocolli di comunicazione a radiofrequenza. TV, radio, telefonia mobile.
Non è un caso neppure la presenza di EITower tra i concorrenti all’acquisto delle torri di Wind.
Viste in quest’ottica, le ambizioni imperiastiche di Mediaset appaiono piuttosto ridimensionate, così come il primato di torri radiotelevisive che EITower acquisterebbe a seguito dell’operazione.
Quest’ultimo riguarderebbe infatti soltanto il numero di infrastrutture atte a trasmettere segnali nelle bande televisive, cioè con antenne e sistemi di trasmissione per le bande VHF (Very High Frequencies) e UHF (ultra High Frequencies) e con spettri compresi tra i 55MHz e gli 801MHz. In realtà questo settore rappresenta soltanto una porzione delle torri esistenti. Il numero totale delle antenne di trasmissione in Italia è molto più alto, ed include, ad esempio, anche le torri degli operatori telefonici (soltanto Telecom Italia ne possiede più diecimila).
Quanto alle motivazioni di questa operazione, di fatto Mediaset non nasconde che il suo obiettivo sia quello di creare un grande ed unico operatore nazionale nel settore delle infrastrutture destinate all’ospitalità dei sistemi di trasmissione radiotelevisiva e quello di essere in grado di svolgere un ruolo più importante anche nel più grande settore delle telecomunicazioni.
L’ambizione è di diventare il più grande gestore di infrastrutture, aumentare i ricavi e allo stesso tempo diversificare il portafoglio di clienti ai quali viene offerto un servizio di supporto tecnico.
EITowers conferma infatti (e ci mancherebbe) l’impegno a garantire l’accesso alle infrastrutture a tutti gli operatori radiotelevisivi e in prospettiva anche agli operatori telecomunicazioni.
Per quanto riguarda le conseguenze di questa acquisizione, la società milanese sostiene che il configurarsi di una nuova situazione di controllo della rete a favore di un solo operatore comporterebbe diversi vantaggi.
Il primo vantaggio sarebbe tutto di EITowers, la quale sarebbe in grado di diversificare il suo portafoglio di clienti. Se oggi infatti i ricavi dell’azienda dipendono per quasi l’80% da Mediaset, cioè dal mercato interno alla società, a seguito dell’acquisto di RaiWay le quote si dividerebbero quasi alla pari tra Mediaset e Rai, più una significativa parte derivante dai servizi offerti ad altri operatori.
Il secondo vantaggio sarebbe il migliore substrato che una rete unica e perciò più razionalmente organizzata sarebbe in grado di fornire a piani di investimento che di fatto Mediaset intende fare nel medio periodo. Alcuni di questi sono la trasformazione dell’intera offerta televisiva in HD e l’espansione dell’Ultra HD. Per fare ciò occorrerebbe innovare gli standard di trasmissione verso tecnologie e codifiche più evolute, possibilmente unendo il know-how tecnico presente in entrambe le compagnie.
Di un miglioramento della qualità tecnologica del servizio, beneficerebbero tutti. La creazione di un grande player nazionale renderebbe inoltre più interessante qualsiasi prospettiva di espansione al di fuori dei confini italiani, dove il mercato è già caratterizzato da modelli analoghi.
L’ultimo ragionevole vantaggio, infine, sarebbe quello di una distribuzione ottimizzata delle postazioni sul territorio, con la riduzione del numero di torri che è attualmente sovradimensionato per chiari motivi concorrenziali. Più semplicemente, per garantire un segnale televisivo completo in un territorio non ci sarà più bisogno di due torri e cioè una Rai ed una Mediaset. Ne servirà soltanto una sulla quale saranno presenti le antenne di entrambi gli operatori.
Quello che emerge in questo caso è una semplice (e legittima) operazione di mercato. Da un lato esiste la necessità di una azienda di rendersi meno dipendente da un singolo operatore televisivo (peraltro compreso nello stesso gruppo commerciale) e dall’altro di intercettare una tendenza, cioè quella di outsourcing delle infrastrutture da parte delle compagnie mobili, trasformandole in clienti e quindi fonti di fatturato.
L’operazione di acquisto di RaiWay non dovrebbe avere alcun effetto sui contenuti dell’offerta televisiva, non c’è alcun motivo per ritenerlo possibile.
Resta la questione dell’opportunità di privatizzazione di una rete di infrastrutture che tende a essere monopolio naturale e di renderla disponibile come bene d’acquisto (attraverso l’acquisto da parte di EITowers ad esempio) nel libero mercato. Il tema è ancora una volta quello del potenziale interesse nazionale. A garantire su quello della libera circolazione dei contenuti televisivi, che hanno bisogno di torri e antenne, dovrebbe essere l’interesse del monopolista o oligopolista delle stesse, che per massimizzare i ricavi avrà sicuramente interesse ad attivare quanti più contratti possibili. A questo punto, più che allarmarci per remoti risvolti antidemocratici, se proprio ritenessimo necessario proporre una riflessione, potremmo farci due domande: qual è il prezzo giusto per un’operazione come questa, che garantirebbe una rendita di lunghissimo periodo a Mediaset? E poi, secondariamente: come mai i monopoli naturali in molti paesi a mercato ben più avanzato del nostro afferiscono allo stato, cioè servono a finanziare la collettività, mentre da noi, pur tra tante resistenze al mercato, il dibattito va nella direzione esattamente opposta?
Cover photo by WiseGeek.
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