Milano
La storia di Silvano: “Prima vengono i figli”
Silvano Botta è un sovrintendente della Polizia Locale di Milano. Un uomo che ha due figli e un lungo matrimonio di 24 anni interrotto il 14 Febbraio del 2011. Una storia d’amore che non si conclude felicemente.
Non è questo però il tema del nostro incontro. In una separazione, il cui corso è ancora in essere ed in attesa di essere giuridicamente formalizzata, le responsabilità sono sempre da dividere a metà. Il fatto è che da quel fatidico giorno di San Valentino Silvano è stato accusato di cose terribili. Maltrattamenti e stalking. Da allora e fino all’11 Gennaio 2014 quando Silvano sarà assolto da tutte le accuse, i figli non riesce a vederli. Poi da quel giorno Jacopo, primogenito ormai maggiorenne può incontrarlo. La figlia invece ancora minorenne, stabilisce una sentenza del giudice, la può incontrare solo una volta ogni due settimane, per un’ora e mezza. Silvano è un poliziotto. Il suo lavoro consiste nel proteggere l’incolumità degli altri, a rischio anche della sua. E per questo oggi è ritenuto idoneo. In questi mesi è già stato due volte nella martoriata Amatrice. E allora se è ritenuto idoneo a svolgere la sua mansione, perché non viene considerato un padre normale? Come tutti gli altri? E come tutti gli altri, in base ai principi riconosciuti dalla legge e ai precetti della Costituzione? Cosa osta, assolto da ogni accusa, di poter vivere sua figlia nella stessa misura in cui è consentito alla madre? Questi i suoi interrogativi. Vi propongo un breve stralcio della sua intervista. Non amo speculare sul dolore. Né credo su questi temi il diritto all’informazione abbia la facoltà di entrare in una dimensione di coppia che richiede silenzio e comprensione. Molta comprensione. Penso invece che sia giusto invocare i diritti dei bambini. Silvano lo fa ad alta voce.
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