Beni culturali
La prima della Scala di Milano, il 7 dicembre porta sul palco anche i lavoratori
In occasione di uno degli eventi più importanti per la città di Milano, i lavoratori del comparto artistico e musicale, saliranno sul palco per leggere il loro appello accorato alle Istituzioni presenti in sala: “No ai tagli alla cultura, bene primario come l’acqua”
Milano– Il prossimo 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio, la città di Milano, ospiterà, come di consueto, l’inaugurazione della stagione operistica presso il Teatro “La Scala”, un evento conosciuto e seguito in tutto il mondo.
A presenziare alla serata, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Sindaco di Milano, Beppe Sala. Ad essere rappresentata, sarà Boris Godunov di Modest Petrovič Musorgskij, con la direzione artistica di Riccardo Chailly.
La partecipazione contestuale del Capo dello Stato e dell’Esecutivo, che contravviene al protocollo di vedere in sala solo una delle due figure di vertice, è dovuta alla presenza della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Quest’anno, a calcare il palcoscenico teatrale, oltre agli attori protagonisti dello spettacolo in programma, ci saranno anche rappresentanti dei lavoratori del settore della cultura, musica e teatro, per leggere il loro appello accorato alle Istituzioni in loco, e chiedere lo stop dei tagli al comparto culturale: “La cultura è un bene comune e primario come l’acqua – si legge nel testo proposto dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, attesi di nuovo domani, ad un incontro con la direzione del teatro “Piermarini”, per discutere del rinnovo del contratto unico -. I teatri, le biblioteche, i cinema, sono come sorgenti inesauribili. La cultura è energia pura, energia per la mente e per l’anima di ogni essere umano. La musica, l’arte tutta è un linguaggio universale foriero di pace. Un Paese che taglia i finanziamenti alla cultura, taglia il futuro dei propri cittadini”.
Le unioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil definiscono “profondamente sbagliate queste decisioni, perché mettono a rischio la sostenibilità economica degli enti coinvolti – spiegano i sindacati – e rafforzano il sospetto che, per la politica, la cultura sia vista solo come un costo e non invece come un investimento per l’economia del Paese e per la sua utilità sociale. La cultura può far recuperare la profondità necessaria per combattere la superficialità e l’ignoranza, per costruire un mondo più giusto e più bello“.
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