Milano
La nuova Darsena di Milano: non si poteva lavorare un po’ meglio?
Carico di aspettative e complice la bella giornata di sole , sono andato a vedere come è stata sistemata la zona intorno alla Darsena e a piazza XXIV, in quel di Milano che poi è la mia città. Ovviamente rispetto ai gusti ognuno ha le proprie opinioni che sono in genere poco negoziabili. Avevo sentito diversi amici esprimere la loro. Nettamente minoritaria la corrente critica, egemone quella favorevole, con spesso però una postilla aggiunta e cioè che rispetto a prima è tutta un’altra cosa. Ci mancherebbe altro! Prima la zona era praticamente un cloaca a cielo aperto, abbandonata a se stessa nell’attesa messianica che succedesse qualcosa e quindi, per logica, qualsiasi intervento sarebbe stato migliorativo.
A Milano c’è un modo di dire che esprime abbastanza bene questo concetto: “piutost che nient l’è mei piutost”, piuttosto che niente è meglio piuttosto. Quindi nessuna obiezione a che si siano fatti dei lavori di riqualificazione in una zona degradata e soprattutto che non si sia costruito un parcheggio, come qualcuno avrebbe voluto, in un contesto storico di rilevanza anche simbolica per la città, sarebbe stato un oltraggio alla storia oltre che al buon senso. Ma da qui a dire che ne è venuto fuori un bel lavoro, mozzafiato, come taluni sostengono, a mio avviso ce ne corre, soprattutto pensando alle risorse economiche investite, al tempo impiegato, al sacrificio richiesto alla intera città.
Circa lo studio e la regolamentazione dei corsi d’acqua non sono in grado di dire alcunchè, salvo che, a distanza di poche decine di metri dai corsi principali, sussiste una specie di palude stagnante covo probabile di zanzare e certo di immondizia, per cui speriamo che i turisti non si spostino troppo dalle vie centrali di afflusso.
Tutta la camminata lungo la Darsena è stata fatta con mattoni rosati tipo rivestimento delle case popolari anni 60 o più di recente costruzioni attribuibili ad un famoso architetto italiano che per molti anni deve aver pensato di vivere in Bulgaria. Ma poi cosa ci azzecca quel colore con la Darsena di Milano? Forse si è pensato di associarlo al grigio degli argini come si faceva con le tovaglie delle pizzerie negli anni 80, rosa e grigio e voilà il cliente era accontentato.
Il nuovo mercato, color verde tapparella, privo di anima nella sua geometria che riesce a competere in termini di anonimato solo con il discutibile parallelepipedo posto davanti al teatro Nazionale in piazza Piemonte, sempre a Milano. Ma soprattutto che non ha nulla a che vedere con la Darsena. Indicazioni per il punto di partenza della gita in battello nascoste chissà dove perchè in quattro che eravamo non siamo riusciti a vederle e garantisco che le cercavamo. Mi auguro che i turisti stranieri siano o più abili o più fortunati di noi.
A questo si aggiunga che su di un lato, quello destro, del naviglio fanno bella mostra una fila di motoscafi, gommoni, da far invidia a Jesolo, sul lato sinistro invece la solita tendopoli con presente il tutto del tutto. Dalla vendita degli aspirapolveri, alla postazione della capitaneria di porto, ecc, ecc. Non so se questi accampamenti siano permanenti o solo temporanei, ma se fossero permanenti, Dio ce ne scampi. In compenso lungo la camminata della Darsena tutti i lampioni godevano della compagnia del logo di una nota società telefonica, e a onore di verità non stavano neppure male erano una sorta di gradevole abbellimento.
Molto positiva comunque la pulizia fatta lungo la Alzaia Naviglio Pavese, dove finalmente come non accadeva da almeno 40 anni l’acqua scorre verde e pulita ed è un piacere osservarla dai ponti. Speriamo che duri.
In fondo quello che mi sto domandando è molto semplice. Visto che si è provveduto meritoriamente a sistemare una zona disastrata non si poteva lavorare un po’ meglio? Ma chi sono quelli che vagliano i progetti e che contatto hanno con i cittadini? A meno che, naturalmente non si pensi che qualsiasi cosa si faccia, alla gente va sempre bene.
In copertina, la Darsena di Milano – foto di Renata Testa tratta da Flickr, Creative Commons
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