Milano

La letttera dei genitori di Riccardo e Chiara, nostro il dolore di chi ha ucciso

16 Giugno 2017

“Vogliamo portare la nostra testimonianza provando a tenere a distanza la rabbia, che pure è compagna inseparabile della nostra vita ferita a morte e, ancor più, ogni voglia torbida di vendetta, alla quale cerchiamo di resistere con tutte le nostre forze, convinti come siamo che la sofferenza del colpevole si aggiunge a quella delle vittima e non può minimamente alleviarla e restituirci i nostri ragazzi”. La lettera viene letta dall’avvocato di parte civile Valeria Attili ma la voce che tutti sentono nell’aula è quella dei genitori di Chiara e Riccardo, morti a 27 anni nell’assurda esplosione provocata da Roberto Pellicanò, il pubblicitario che il 22 luglio 2016 svitò il tubo del gas nella palazzina di via Brioschi a Milano.

Quella voce suona anche nel cuore di Roberto Pellicanò che, seduto tra i suoi avvocati, piange.

Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi erano la coppia di vicini di casa arrivati dalle Marche. “Quella mattina – scrivono i genitori – non è stato spezzato un sogno o un vago desiderio: sono state spezzate delle vite umane, ormai incamminate in un concreto e preciso percorso di realizzazione personale, professionale e quindi anche sociale”.

Nei mesi scorsi, Pellicanò, a cui è stato riconosciuto il vizio parziale di mente per una forma di depressione, aveva chiesto perdono in una lettera ai familiari dei ragazzi. “Non vogliamo forzare con le nostre parole – prosegue la missiva – quella ricerca doverosa e delicata di un concreto bilanciamento di offesa e riparazione che appartiene alla logica alta della giustizia, cui  ogni iter processuale deve sempre ispirarsi. Desideriamo però condividere chiunque abbia a cuore questa logica alta della giustizia le domande che continuano ad accompagnarci da quella mattina: Perché? Perché i nostri figli hanno dovuto pagare un pezzo così alto atroce e irreparabile per una storia che non è mai stata, nemmeno per un istante, la loro storia? Perché una fine così orrenda, così assurda, che racchiude in sé i caratteri dell’ingiustizia assoluta?”.  Secondo le indagini, Pellicanò avrebbe agito “spinto dalla rabbia per la separazione” da Micaela Masella, la donna con la quale, nonostante la fine della relazione, continuava a vivere assieme alle figlie di 7 e 11 anni. Anche Micaela perse la vita, mentre le bimbe riportarono gravi ustioni sul corpo. Il pm ha chiesto la condanna all’ergastolo per Pellicanò.

Manuela D’Alessandro

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