Milano
La colpa di Pisapia e le primarie che non saranno di centro-sinistra
I retroscena che riporta oggi il Corriere su Beppe (ormai uno di casa) Sala non avranno stupito alcuni ma complicheranno la vita di altri, cambia ancora lo scenario di preparazione alle amministrative di Milano del 2016. Il manager fresco del successo di Expo ancora non ha ancora sciolto la riserva e annunciato la sua candidatura, sebbene abbia già iniziato le passerelle nelle trasmissioni televisive che contano davvero, ma si permetterebbe di mettere i paletti all’estensione della coalizione che dovrebbe sostenerlo qualora vincesse le primarie milanesi.
Poco importa a lui, e forse non solo, che ci sia una coalizione che sta lavorando da mesi a regole e principi che possano garantire delle primarie il quanto più possibili simili a quelle del 2010 da cui emerse la candidatura di Pisapia. Candidatura che non nacque unitaria ma che con i mesi lo divenne e permise la primavera arancione che tutti ricordiamo e che diede vita ad un quinquennio di amministrazione cittadina piuttosto felice ed efficace.
Sono in molti a pensare che con le supposte dichiarazioni di Sala che chiude a sinistra ma apre a destra queste non saranno primarie di centrosinistra, ma qualcosa di molto simile alle primarie del Partito della Nazione, e giocoforza alcuni movimenti e partiti politici saranno in seria difficoltà nel continuare il percorso avviato. Si rischia di dissipare in pochissime settimane quel patrimonio politico culturale che dovrebbe essere costituito dall’eredità dell’esperienza della giunta milanese, e sarebbe un gran peccato.
A mio modesto parere il primo responsabile (e forse colpevole) di tutto questo è proprio il sindaco che tutti almeno in pubblico si ostinano ad ammirare, sebbene poi in privato i giudizi siano più pesanti. I fedelissimi affermano con costanza che Giuliano Pisapia ha sempre affermato di non voler fare un secondo mandato, anche se la percezione di molti a lui vicino e dell’opinione pubblica è che abbia tergiversato troppo a lungo lasciando molti in sospeso in attesa di un suo gesto o segnale. Ma, aggiungo io, fosse anche vero che il secondo mandato non sia mai stato nell’agenda di Pisapia, dimostrando scarsa comprensione per l’effetto che lo scenario politico nazionale potesse avere su elezioni amministrative, il sindaco non si è minimamente preoccupato di gestire la sua successione per garantire continuità all’esperienza che l’ha fatto entrare nel cuore di molti milanesi. Non sono così addentro alle vicende di Palazzo Marino per avere in mente un piano che sarebbe stato infallibile, ma posso ipotizzare che una candidatura collettiva della giunta poteva essere un modo per superare con forza le pressioni che arrivano dall’esterno e che potrebbero portare facilmente allo sgretolamento della coalizione. La ex vicensidanco De Cesaris, per cui non nutro nemmeno particolari simpatie, avrebbe potuto credibilmente essere l’espressione e la sintesi di quel collettivo.
Per ora l’unico candidato con un ruolo nell’amministrazione e che si muove a carte scoperte è l’assessore Majorino, ma finora attorno alla sua figura non si è ricompattato un gruppo di persone espressione diretta della giunta attuale . Sembrerebbe ormai che l’unica possibilità di produrre una candidatura in continuità con l’esperienza Pisapia possa avvenire solo fuori dal recinto di “quelle primarie” che a breve di centrosinistra potrebbero non avere nemmeno il nome e non sono in pochi ad aspettare Pierfrancesco Majorino a braccia aperte in quelle praterie che potrebbero esistere anche a Milano.
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