Costume

La classifica di Barber’s Bazaar, giugno 2020

12 Giugno 2020

Secondo Barber’s Bazaar di giugno la Lombardia non è più chic. Anzi, dice l’articolo di Aristide Buongusto che è piuttosto choc, ultimamente. Anzi, prosegue nella sua analisi puntuale delle stelle, tolte in base all’indice di chiccheria, si direbbe che la sua peculiarità attuale è il Country Choc. Il recente mascheramento da Shabby Chic non è servito a nascondere l’anima profondamente Country Choc di buona parte del territorio lombardo, in caduta libera dopo la pandemia che ha interessato l’area. Ma, fa notare Aristide Buongusto, la pandemia ha anche interessato altre parti del mondo che, pur avendo perso anch’esse parecchie stelle di chiccheria, hanno avuto meno difficoltà nel riconoscerlo.

Certo, nota Buongusto, la Lombardia ha ultimamente esibito ed espresso personaggi molto country e soprattutto molto choc, ma questo è un processo che dura da parecchio tempo e sembra inarrestabile. Anche perché il country choc al milanese piace, nota Aristide, il country choc al milanese gli dice. Era quindi inevitabile che la costellazione cominciasse a perdere di lucentezza per poi essere avvolta in una nebulosa che sembra essersi ben assestata nella regione. Lontani i tempi del vero chic, quando Stendhal, visitando la città e andando ogni sera a teatro, passeggiava per le strade eleganti, piene di belle dimore e bei cortili, e scriveva annotazioni di costume degne di Donna Letizia:

– Chi somiglia di più ai francesi qui sono le persone molto ricche. Più di quello che abbiamo noi, hanno l’avarizia, passione molto comune tra loro, che lotta in modo ridicolo con una forte dose di vanità.
– L’unica spesa che fanno sono i cavalli; ne ho visti diversi da tre, quattro , cinquemila franchi.

– Sono sorpreso di questo invito: i milanesi non invitano mai a pranzo: hanno ancora delle idee spagnole circa il lusso che bisogna sfoggiare in tali occasioni.

– Su 150 azioni, importanti o no, grandi o piccole, di cui è fatta la giornata, il milanese fa cento venti volte quello che gli piace nel momento stesso.

Jurassic Stendhal. No, no, Milano non è più così da un bel pezzo. Anche se è vero che i milanesi difficilmente invitano a pranzo. Comunque, va detto, è il country che ha fatto degenerare un po’ il tutto. Ha cominciato quello… come si chiamava? Un certo senatur perennemente in canottiera, che aveva anche due figlioli problematici. Il colmo dello chic per quello era far laureare il figlio in Gestione Aziendale presso un’università albanese oggi non più esistente. Non c’è che dire, molto chic da un lato, secondo un’ottica lombard country, perché un’università non più esistente ha il fascino del tempo perduto, e poi esotica, sebbene in un paese in via di sviluppo, molto, tanto country, dall’altro lato. Come per le famiglie riccastre americane è chic mandare i rampolli a “studiare” nelle esotiche e rassicuranti Università Americane di Firenze – che oggi rimangono vuote perché non è chic, anzi piuttosto chocchino, prendersi un virus o diffonderlo – per il senatur era esotica e rassicurante l’università albanese. Aveva lanciato una moda, anche molti altri personaggi si diplomarono presso quell’università.

Aristide Buongusto classifica il tutto con cinque stelle country choc, le ha inventate lui: le stelle country choc vengono elargite col criterio inverso della chiccheria. Ma il country choc, di cui Milano è attualmente capitale, si esprime in tante altre sfaccettature. Per esempio, lo shopping. Aristide nota come la clientela del quadrilatero della moda ormai si sia profondamente modificata rispetto a un tempo. Buongusto ricorda quando ancora attori e artisti di fama internazionale scendevano in via della Spiga a ordinare il loro abitino tutto rifinito o a comprare le ultime sedie di De Mantova nell’atelier dell’arredatore lì dietro. Ma queste sono nostalgie fuori luogo di un dandy irriducibile. Non c’è più nulla di tutto ciò. Oggi il country choc è rappresentato da FIKEA, dove sembra sia fikissimo comprare mobili e oggettistica in scatola di montaggio. Fikissimo, senz’ombra di dubbio, sottolinea Buongusto, ma i bei tempi andati sono un lontano ricordo e le resistenti ed eleganti sedie De Mantova non si trovano più neanche dal rigattiere.

Poi in via della Spiga e dintorni si sono visti girare ultimamente altri campioni di country choc dell’Europa orientale, parecchi Sciti, dall’aspetto tamarro-malavitoso esotico che del country choc hanno fatto la propria cifra distintiva. Altre cinque stelle.

Dove andare a mangiare oggi, a Milano? Il country choc impone le cucine dei grandi cuochi televisivi. Non più le trattorie di quartiere, no. Nemmeno quelle regionali, sono out. Ecco quindi che una cena da Charles Croque è d’obbligo. Croquant! Ha esclamato una dama, vestita in country con stivali anche d’estate e un gran cappellaccio di paglia, assaggiando la sottilissima cotoletta alla milanese nel ristorante di Croque, con un risottino in forma di cono, che stava tutto dentro il buco dell’ossobuco. Molto choc, soprattutto il conto.

I costumi della città sono più rilassati in quest’epoca ormai lontana dallo chic d’un tempo che imponeva una certa accuratezza e uno stile. La Scala, ad esempio. Perché ancora quelle scenografie tradizionali, piene di orpelli e ambientate nei luoghi e nei tempi del libretto? Ma meglio un Così fan tutte arredato con FIKEA! Anche perché, in effetti, ormai così fan tutti per davvero. Meglio poi scritturare cantanti giovani e stranieri pure senza voce, per carità, l’opera è banale se cantata come si faceva un tempo. D’altro canto la voce è ormai un optional inutile. Comunque è un problema che si porrà più avanti, colle riaperture; per ora i teatri restano chiusi per misure antivirali.

Inoltre sembra che il country choc sia propagato attraverso influencer molto influenzanti. Aristide ha perso il conto di quanti, giovani e meno giovani, abbiano invaso un modo di fare tendenza, come si dice oggi, attraverso la rete e i social. Scura Ferragli, per esempio. Qualsiasi cosa lei dica o tocchi diventa un oggetto di culto. Mai più senza. Un giorno, racconta Aristide, la Ferragli ha postato un video dove mostrava come avesse calpestato la cacchina di un cane in via Santo Spirito mentre aveva le infradito, disegnate e realizzate da lei con pelle di struzzo e pietre preziose. Il country choc scatenato da quel post ha fatto sì che centinaia di proprietari di cani portassero le amabili bestiole a far le loro cacchine tutte in via Santo Spirito per poi pestarle e postare video analoghi a quello della celebre influencer, aggiungendo le espressioni di finto disgusto odorando la calzatura, ovviamente un’infradito marcata Ferragli. Funziona così, scrive sconsolato Buongusto.

Un altro aspetto del country choc è quello di voler piantare essenze esotiche dove notoriamente non possono sopravvivere, come i banani in piazza del Duomo. Il burian un anno, e il vent de tramontana un altro, il banano l’è borlà giò, morto. Aristide, che ama molto le piante, ci è rimasto assai male ma la sfida dell’andare contro natura è tipica del country choc e sembra prevalere in un luogo come Milano, dove natura è una parola insolita.

La piazza del Duomo è comunque uno dei luoghi preferito per gli eventi del Country Choc, scelti e portati avanti anche non necessariamente da milanesi e lombardi. Invidiosi dei cugini francesi, modello superchic da imitare, i countrychoquistes nostrani hanno adottato il gilet arancione anziché jaune e si sono presentati nella piazzona per manifestare. Qui l’esperienza coloristica si fonde coll’arte, quella vera. Infatti il condottiero, di origine siciliana, non in gilet ma in giacca e cravatta arancione, per distinguersi, è un generale dei carabinieri in pensione che, udite udite, è pure compositore di straordinarie sinfonie. Le quali, naturalmente, si collocano nel filone Country Choc, con ben sei stelle assegnate da Aristide Buongusto. Si consiglia l’ascolto di due movimenti su quattro della sua sublime Sinfonia dedicata a Cartagine disponibile su youtube. L’introduzione esplicativa della grandiosa opera, raccontata dal compositore, oltre all’ascolto, rigorosamente ad occhi chiusi come colui suggerisce, è una vera esperienza choc. Anche molto country.

Lo chic, ad ogni buon conto, sembra proprio ormai essersi perso nelle rughe del tempo, conclude il povero Aristide. Anche la Madunina è stata sostituita con una statua di plastica dorata, Made in China, col braccio benedicente che si alza e si abbassa come fa il gatto nella vetrina del ristorante cinese di via Paolo Sarpi. Country Choc Capital 2020.

 

 

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