Milano
“La Chiesa accoglie tutti anche i musulmani”
Ti conquistano con la semplicità. Don Alberto è un sacerdote della chiesa di S.Maria Bianca in Casoretto a Milano, amato dai fedeli per il suo modo originale di parlare alla gente. Patrizia è un’insegnante. Timida, riservata. Ho faticato a farle accettare di raccontare la “sua” Chiesa, oggi. Alla fine hanno accettato perché ho insistito. Soprattutto per un motivo: S.Maria Bianca è una chiesa sita a Milano tra Piazza Udine e Piazzale Loreto, a pochi metri dalla più multietnica e multiculturale via di Milano: Via Padova. In questi anni la chiesa di Casoretto ha allestito: il cinema estivo, il sostegno ai poveri con la distribuzione di cibo all’interno della struttura oratoriale, tre pomeriggi settimanali dedicati ai ragazzi per il doposcuola. E proprio l’oratorio per il doposcuola ha dato il via a questa intervista. La gran parte dei bambini, in genere di prima media, sono figli di immigrati. Ben integrati. Parlano e scrivono in italiano. Hanno una buona capacità di comprensione della lingua. Come tutti i bambini sono un pò scavezzacollo e tendono a distrarsi o hanno voglia di giocare. Però riescono a integrarsi nel tessuto sociale. Quello che di straordinario ho visto è che qui i bambini di etnie, culture, religioni diverse si mescolano. Insomma in un periodo in cui si parla di misure repressive in ragione dell’antiterrorismo,qui si pratica una disciplina molto efficace. Mescolare le diversità considerandole ciascuna un valore per gli altri. Il migliore antidoto contro qualunque radicalismo. Don Alberto e Patrizia descrivono proprio questa scelta e lo stato d’animo susseguente. Spalancare le porte a Cristo, anche a chi non lo conosce, fare in modo che “il cancelletto dell’oratorio sia aperto a tutti: cristiani e non cristiani”. Ed è per questo che “restare umani è esattamente quello che Cristo insegna”: unire, mettere insieme. Don Alberto e Patrizia, lo raccontano così.
In un tempo in cui il dividere è cavalcato da molti, in un momento storico in cui fa comodo “spaventare”, questa allegra armonia, questa dolcezza a bassa intensità è un viatico che va raccontato. Perché la storia passa spesso attraverso questi binari che restano in ombra. E sono tuttavia vera luce. E il futuro possibile di domani. Torno indietro con la memoria e rammento un caso del 1978. Cologno Monzese: alla Chiesa di San Giuliano, il parroco locale – Don Luigi – si rifiuta di battezzare il figlio di una coppia comunista. C’è ancora la cortina di ferro, il muro di Berlino, il comunismo russo. Don Luigi, riceve una lettera. In questa missiva sta scritto di battezzare quel bambino. Anche se figlio di comunisti. “Perché le porte di Cristo vanno spalancate a tutti”. A scrivere è Papa Giovanni Paolo II. Oggi, Santo. Quaranta anni dopo le porte di Cristo si spalancano ai “nuovi diversi”. “Perché Cristo era un uomo come noi; e a noi ha chiesto proprio di restare umani” – mi dice ancora Don Alberto –
“Le porte della Chiesa si aprono innanzitutto agli ultimi” mi dice Patrizia. Alla fine ha trovato le parole per dirmi la sua idea di Chiesa. E sorride. A Telecamere spente, abbraccia i suoi ragazzi che gli vanno incontro abbracciandola. Lei ha una parola e un sorriso e un abbraccio per tutti. E ti senti in famiglia. L’amore, è questa cosa qua.
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