Milano
La beffa del pedone: a processo per omissione di soccorso dell’investitore
Un delitto odioso, quello di chi schiaccia sull’acceleratore dopo aver investito un pedone. E provoca gravissimo allarme sociale, almeno a giudicare dall’impegno con cui la politica, per mesi, si è accanita sull’istituzione reato di omicidio stradale. Ma se è il pedone investito a darsela a gambe? Attraverso un processo milanese, scopriamo che in Italia si può finire imputati anche in questo caso.
Protagonista è il signor Ananda G. U. L., un nome così lungo che ci farebbe sforare le battute previste per questo articolo, nato 38 anni fa in Sri Lanka. Non è proprio lucidissimo, quando attraversa la strada il 10 ottobre 2014 in zona nord Milano. Diciamo che ha un po’ bevuto. Ahhh, ma allora è un vero pirata della strada, direte voi. Ananda attraversa lontano dalle strisce pedonali. In quel momento passa in motorino Sonu M. E’ incidente. Il motociclista si procura una “distorsione cervicale” e “contusioni multiple”: prognosi di 7 giorni. Il pedone-pirata, investito, ammaccato, tira dritto, incurante dell’investitore indiano. Poi però ha male dappertutto, gamba, caviglia. E si tradisce, andando a farsi curare in pronto soccorso. Un incrocio di dati, due verifiche, l’hanno già beccato.
Ora è a processo davanti alla decima sezione penale, per violazione dei commi 1, 6 e 7, art 189 del codice della strada. In soldoni, per omissione di soccorso. Rischia fino a tre anni di reclusione e pure il ritiro della patente. Lui che Milano la gira a piedi.
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