Milano
Kemal verrà operato ad Aviano. L’Italia si è ricordata del bimbo di Sarajevo
L’Italia si è ricordata del bimbo di Sarajevo. La forza dell’appello dell’inviato di guerra Toni Capuozzo e la campagna sui social, in particolare su twitter con l’hashtag #hope4Kemal, sono riuscite ad aprire un varco nella burocrazia italiana e il ragazzo bosniaco che deve essere operato subito per un tumore verrà ricoverato lunedì al Cro di Aviano, struttura di grande valore in campo oncologico.
Kemal vive a Sarajevo da dove tanti anni fa, quando era piccolo piccolo, Capuozzo se l’era portato a Milano. Era diventato un bambino italiano, qui gli avevano preparato le protesi per la gamba persa durante la guerra e andava all’asilo. Da due anni, Kemal è malato ha bisogno di un’operazione urgente che gli ospedali della sua terra non sono in grado di fare. Attraverso un post su Facebook il giornalista aveva chiesto “l’aiuto di tutti” per quello che a tutti gli effetti considera un figlio tanto che il ragazzo su Facebook si presenta come ‘Kemal Capuozzo’.
“Ha bisogno di essere operato , il medico dice entro un mese – questo l’appello del giornalista – perché un linfonodo minaccia il rene. Alla vigilia del ricovero a Sarajevo gli è stato detto che non è possibile operarlo qui. Con le carte, in Italia, ho parlato con qualche medico, per capire se fosse una pietosa menzogna: no, è un’operazione complessa, ma si deve e si può fare.
Avrei voluto tenere questa storia nei confini del privato, per me e per Kemal, ma ho parlato con ospedali italiani e non è possibile operarlo se il suo paese non assume l’impegnativa per le spese, in convenzione (e si tratta di spese fuori dalla portata di un singolo, altrimenti ci avrei pensato da me). Kemal è andato negli uffici preposti: no, questa operazione non la possono pagare. La sanità, qui, è alla frutta, negli ospedali mancano persino i guanti usa e getta. Una prima cosa che può essere fatta è un tweet a @BeaLorenzin (#hope4kemo) sollecitando un intervento per operare Kemal in Italia. Ricordo che Kemal ha vissuto in Italia da quando aveva nove mesi ai cinque anni.. Abbiamo dolorosamente obbedito al giudice italiano per farlo rientrare in Bosnia. Adesso, a 25 anni, è uno straniero. Può l’Italia ricordarsi di lui, per favore”. In tantissimi hanno risposto all’appello e l’Italia riabbraccia quel bimbo che qui aveva imparato a camminare anche con una gamba sola. La ministra Lorenzin ha garantito il suo intervento perché Kemal sia accudito e operato e anche il ministero degli Esteri, tramite l’ambasciatore a Sarajevo, ha dato il suo apporto.
Manuela D’Alessandro
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