Milano
Il Terzo Reich di Romeo Castellucci debutta alla Triennale
A dicembre 2020 è stato annunciato Romeo Castellucci come “Grand Invité” della Triennale di Milano: una formula inedita in Italia, mutuata dalla Francia, che consisterà nell’accompagnare per quattro anni, a partire da gennaio 2021 e fino al 2024, l’intera attività di Triennale, a partire certo dal teatro ma collaborando anche alle mostre, le installazioni, i percorsi formativi, assumendosi dunque la responsabilità di nutrire e contaminare, attraverso il proprio sguardo, tutta la programmazione dell’istituzione milanese.
È prevista per domani, 9 giugno, la sua prima “uscita pubblica”: prima assoluta di uno spettacolo-installazione che ha come protagonista la parola e le sue insidie, la parola come possibile strumento di violenza, come necessario strumento di potere.
Già negli anni ’80 Castellucci parlava dell’“Impero della Parola”, parola che è prigione perché “vuole un continuo rinnovamento”, e la combatteva attraverso un’arcaicità e un’immobilità che cercava nella pronuncia e dunque, forse, nella profondità e nella disciplina del lavoro attoriale.
In Il Terzo Reich, dopo una performance della coreografa e danzatrice Gloria Dorliguzzo, tutti i lemmi della lingua italiana si susseguiranno, proiettati su uno schermo alla massima velocità captabile dal cervello umano: in questa inondazione di parole, immerso e isolato nella musica densa di Scott Gibbons (compositore di riferimento di Castellucci), lo spettatore sarà costretto a registrarne alcune e a perdere tutte le altre. Rifacendosi a Lingua Tertii Imperii di Victor Klemperer, (LTI, La lingua del Terzo Reich, edito in italiano da Giuntina) taccuino in cui il filologo ebreo registrò giorno per giorno il trasformarsi della lingua negli anni de nazismo, Castellucci parla della lingua di oggi, il cui strumento di potere è forse la quantità assordante più ancora della qualità delle parole. Questa volta, dunque, parole non dette, non pronunciate: non salvate, insomma, dall’attore, ma lampeggianti in un “continuo rinnovamento” sullo schermo bianco. Se il teatro è fatto soprattutto da ciò che è omesso, dalle pause, dalle inflessioni e dalle esitazioni, a parlare qui è proprio la mancanza dello spazio bianco fra le righe in cui si cerca il significato: il pieno che annichilisce e non lascia spazio alla scelta.
Lo spettacolo, della durata di 50 minuti, sarà in scena tre volte al giorno per tre giorni, dal 9 all’11 giugno.
https://triennale.org/eventi/il-terzo-reich
(Foto di copertina di Eva Castellucci ©)
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