Milano
Il Suono della Caduta Al Teatro Ringhiera
L’Accademia Arte della Diversità è un progetto che unisce la creazione artistica all’inclusione sociale in ottica professionalizzante. La compagnia è nata dalla lunga collaborazione tra lo storico Teatro La Ribalta e l’associazione Lebenshilfe di Bolzano, che si occupa di offrire servizi, rappresentanza e tutela a persone con handicap. Una sinergia che nel 2005 ha dato vita ad un laboratorio permanente con i ragazzi seguiti dalla Onlus altoatesina i quali, dopo otto anni di attività di creazione, formazione e spettacoli, sono diventati attori e attrici professionisti: a tutti gli effetti “lavoratori dello spettacolo”. Non più solo persone da assistere, quindi, ma al contrario soggetti pienamente attivi, che sono oggi in grado di esprimersi con un lavoro di riconosciuta qualità artistica, fondato sui linguaggi della parola e del corpo, dal quale la diversità emerge non come uno svantaggio ma come una ricchezza di emozioni e di visioni. Una compagnia in continua crescita, portatrice di un teatro che, all’interno delle forme del contemporaneo, va alla scoperta della diversità come luogo privilegiato in cui dare voce alle alterità mute, contro ogni forma di omologazione o normalizzazione sociale e culturale.
Da questo percorso nasce “Il suono della caduta”, uno spettacolo di teatro e danza scritto e diretto da Antonio Viganò con le coreografie di Julie Anne Stanzak, storica danzatrice del Tanztheater di Wuppertal, la compagnia dell’icona della danza contemporanea mondiale Pina Bausch (e dall’anno scorso componente stabile della compagnia di Viganò).
La caduta a cui fa riferimento il titolo è quella dal paradiso al mondo degli uomini. Ed è il suono di questa caduta che porteranno in scena Michele Fiocchi, Vasco Mirandola, Anna Traunig, Mathias Dallinger, Maria Magdolna Johannes, Rodrigo Scaggiante, Melanie Goldner eMattia Peretto, rappresentando attraverso il gesto e il movimento la difficoltà degli angeli di incarnarsi nel corpo degli uomini.
“Questo tema ci appassiona e ci consente di interrogarci sul valore della vita, quella che ha il peso della gravità, del dolore fisico, della ferita che sanguina, della caducità e dell’amore. Quella che si può trasformare, quella che sogni ma non puoi realizzare, quella dell’ingiustizia e della mano del giudice” (A. Viganò)
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