Milano

Il no dell’assessore milanese al tentativo di corruzione ‘romana’

13 Giugno 2018

Al telefono ci sono due collaboratori di Luca Parnasi, il costruttore finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta sulla realizzazione del nuovo stadio della Roma che ipotizza diversi episodi di corruzione.

– Giulio: “Siamo andati a parlare con l’assessore Maran, quello di Milano, no?

– Valentina: “Si”

– Giulio: “E Simone che gli prova  a vendere alla Tecnocasa un appartamento…e quello dice amico mio no! Cioé qua funziona così…qua se tu mi dici che la cosa che riesci a fare è perché la puoi fare, a me non mi prendi per il culo perché io non mi faccio prendere…io non voglio essere…non voglio prendere per il culo chi mi ha votato…Siamo andati lì dall’assessore a fare una figura…cioé sembravamo proprio…sembravamo i romani…quelli sai…dei centomila film che hai visto? i romani a Milano….

– Giulio: “No, peggio perché Totò è impreparato, noi eravamo preparati a quello, è diverso…Noi ci siano andati a provà”

– Valentina: “Va beh ma che poi è quello che facciamo qua…cioé, ogni volta che andiamo a parlare con un’amministrazione. E’ perché ci proviamo”

– Giulio: “Esatto…qua funziona ancora comunque la Roma, rometta, Baldissoni…”

Per il gip, “è un tentativo di corrompere l’assessore al Comune di Milano Maran, attraverso la proposta respinta di cessione di un’immobile, al fine di ottenere entrature per la realizzazione dello stadio di Milano”. Sembrerebbe, ma il contenuto dell’intercettazione “non è chiarissimo”, ci spiega una fonte inquirente, che Parnasi abbia voluto corrompere Maran attraverso i suoi emissari, offrendogli una casa o quantomeno uno sconto su di essa.  Di certo, se  a Maran fosse apparso limpido un tentativo di corruzione, avrebbe dovuto denunciarlo. Non sappiamo se l’abbia fatto, intanto però gli va dato atto di avere restituito l’idea comune di una Milano più ‘pulita’ di Roma. C’è anche da aggiungere che la Procura capitolina, soprattutto dall’arrivo dell’ex milanese Paolo Ielo,  è attivissima nelle inchieste sulla corruzione, a differenza di quella meneghina.

Manuela D’Alessandro

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