Milano
Il modello Albertini per la Milano che verrà
“Una stagione di rinnovamento, dove è necessario che riprendano spazio le forze liberali e popolari che da tantissimo tempo sembrano escluse dal governo del Paese e di Milano”.
È la proposta che a Milano, dove a maggio centrodestra e centrosinistra si contenderanno la poltrona del primo cittadino, fa Carmelo Ferraro presidente di Piattaforma Milano, una realtà espressione della società civile che auspica una mobilitazione delle forze moderate e determinate.
A maggio del nuovo anno si voterà per rinnovare il governo della città. Su quali basi, su quali programmi, per fare che cosa e come, è quello su cui le diverse aree culturali e politiche si confronteranno nei mesi a venire.
L’idea che sta alla base della proposta di Piattaforma Milano è dunque una congiuntura tra società civile e politica in cui si riproponga “un modello Albertini”. E se da una parte Ferraro afferma “la necessità di una discontinuità con il passato” è anche vero che proprio nelle ultime settimane il nome di Gabriele Albertini è tornato in auge.
“Nei momenti difficili, come quello vissuto dalla città colpita dal Covid, serve un usato sicuro”, mi ha recentemente confidato un esponente del settore produttivo milanese.
“È necessario l’apporto delle grandi forze professionali, imprenditoriali e sociali”, chiosa Ferraro, secondo cui “industrie, servizi e grandi opere di solidarietà devono diventare il punto di partenza per un rilancio di Milano”.
“Liberali, riformisti, cattolici e popolari devono unire le forze”, ribadisce, per creare un’alternativa. È quello a cui sottotraccia una parte della classe politica e imprenditoriale sta lavorando già da qualche anno. Ritrovare lo spirito guida che da sempre ispira Milano: moderazione e innovazione. Fino qui però l’ispirazione si è infranta sul muro delle speranze.
La sensazione che si respira da qualche tempo in città, è di un cambiamento imminente. Come se, dopo anni di ubriacatura populista, la locomotiva del Paese cercasse di nuovo la competenza e il merito, la creatività e il pragmatismo meneghino, smarrito nei meandri delle buone intenzioni. Il sindaco Beppe Sala sembra aver perduto quella forza propulsiva che lo aveva indotto a prefigurare una Giunta in grado di fare da collante tra centro e periferia affinché proprio quest’ultima venisse rilanciata. E accanto a quella la riapertura del naviglio e l’idea della sua navigazione, con una rimodulazione della città, era parsa l’idonea ottica rivoluzionaria, confermata dal voto, la matrice identitaria di un percorso politico.
“Troppi sono rimasti alla finestra, dice invece Ferraro, troppa stagnazione politica, occorre che alla tiepidezza e indecisione si sostituisca una responsabilizzazione collettiva. Per esempio Milano e il Governo devono spingere con energia per la candidatura di Milano per la sezione del Tribunale Unificato dei Brevetti Europeo”.
E a proposito di tiepidezza, Ferraro rilancia anche sulla questione del Referendum sui parlamentari del prossimo 20 Settembre: “Bisogna votare no,non si può svendere, ridurre la rappresentanza popolare senza alcuna riforma in atto. La casa non si costruisce dal tetto ma dalle fondamenta. Così non si taglia il Parlamento, si blocca il sistema democratico attuale, seppur imperfetto, per quattro lire”. Meno populismo e più partecipazione popolare. Andare oltre la logica che dal 1992 in poi caratterizza qualunque canovaccio politico. Smaterializzare l’idea che andare sulla piazza mediatica e affermare quello che la gente vuole sentirsi dire, sia considerabile come qualità politica e non invece espressione di un degrado culturale che tende sempre al peggio.
Anche sulle piste ciclabili, su cui la Giunta Sala ha trasformato completamente la viabilità del centro e della prima periferia milanese, Ferraro non si sottrae: “Non abbiamo preclusione alle ciclabili, però c’è un accanimento su alcune aree, come l’intervento in Corso Buenos Aires, che non agevolano proprio coloro che dovrebbero essere preservati: disabili, ciclisti o automobilisti. Diversificare va bene, senza però dover procedere a qualunque condizione”.
Sulla sicurezza Ferraro è altrettanto netto: “È ovvio che sia un problema prioritario soprattutto perché ne va del benessere di tutti. Va anche detto che c’è una percezione di insicurezza, penso a Via Padova o a Quarto Oggiaro, maggiore della realtà, ma non si può sottovalutare il fenomeno e vanno quindi adottate tutte le misure. Non voglio una città militarizzata, però in alcune aree i militari cambiano la percezione, rassicurano il cittadino e servono a fare prevenzione. Quindi, perché no?”.
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