Milano

Il lavoro, manca il lavoro…il paradigma lombardia

24 Marzo 2017

Audizione della commissione Attività Produttive  di Regione Lombardia.  Viene ascoltato, giovedì 23 Marzo, l’Ad di Marvell Italia. Una multinazionale americana presente a Pavia che si occupa di microelettronica. Un’azienda solida, che fa profitti e si avvale del meglio, dell’eccellenza italiana: 75 ingegneri che sono l’élite dei nostri professionisti del settore. Nel 2014 l’aziende chiede di potersi allargare a Pavia e dichiara di voler assumere, tanto vanno bene le cose. A Marzo 2017 per una decisione della casa madre parte la “ristrutturazione”. Contrordine ragazzi, tutti a casa.

È  l’idea del moderno capitalismo.  Conta solo una cosa. Il profitto. L’ economia non è  mai un’economia d’impresa sociale. È  profitto. Solo profitto. Fortissimamente profitto.

Mentre sono lì accanto ai consiglieri e vicino all’Ad di Marvell mi viene spontaneo chiedere alla più  giovane di tutti i presenti,  Silvia Piani , 27 anni, consigliera leghista, cosa ne pensa lei di questo capitalismo. Cosa pensa di chi chiude in Italia per andarsene notte tempo in Asia per pagare la metà  i lavoratori e guadagnare il doppio?

Per questo ho deciso di  incontrare poi anche il consigliere regionale Fabio Pizzul (Pd) pure lui presente all’audizione. L’ho fatto perché volevo sentire una forza di sinistra (l’unica) presente in Regione Lombardia. Con lui ho voluto  parlare delle scelte dell’azienda americana, le ragioni per cui in due anni si è passati dalla richiesta di allargare l’ azienda e di assumere nuovo personale ( all’interno lavoravano 75 ingegneri specializzati e si chiedeva di arrivare almeno a 100 unità ) e che fa profitti ancora oggi, alla chiusura. Provocando una desertificazione industriale nella zona di Pavia. E abbiamo parlato anche di soluzioni. Che di fatto non ci sono. Perché  comandano le multinazionali,  non la politica

E sempre in tema di lavoro voglio  raccontarvi un’altra storia. Quella degli operai dell’Alfa di Arese . Paradigma del nostro Paese. (Nella foto di copertina: Alessandro Di Battista con una lavoratrice dell’ ex Alfa di Arese, furibonda)

È  la storia di una triangolazione.. Prendete nota.

Alfa di Arese: gli operai, finita l’esperienza industriale Fiat devono essere in qualche modo ricollocati

Arriva quindi la  società  assicurativa  Aeg di proprietà americana. La quale costituisce la Abp che a sua volta conferisce a Innova il compito di gestire la forza lavoro. Avviene tutto grazie anche alla nascita di un centro commerciale. Quello che accade è  che i lavoratori ricollocati da Innova nel 2011 vengono licenziati tutti e 70. Nasce un contenzioso giudiziario. In primo e secondo grado viene data ragione agli ex operai Alfa. Nel frattempo, però, prima del giudizio definitivo che la Cassazione darà  il 29 Marzo prossimo, Innova fallisce. E non solo per sei anni i lavoratori non hanno visto un quattrino; ma dei loro ammortizzatori sociali una parte viene trattenuta dall’INPS

Ecco allora la storia spiegata dai Cinque Stelle  oggi a Palazzo Pirelli, Presente Alessandro Di Battista, con cui i giornalisti avranno un forte scontro da subito,  la consigliere regionale  cinque stelle  Silvana Carcano e il Senatore Cinque Stelle Bruno Marton

Ma partiamo dall’inizio, dalla denuncia dei 5 Stelle

Alla denuncia si aggiunge la spiegazione data dall’avvocato dei lavoratori Mirko Rizzoglio

A questo punto mi sembra giusto sentire i protagonisti di questa storia.  I lavoratori dell’ex Alfa di Arese. Prima e dopo la conferenza stampa. Perché  nel mezzo c’è l’intervento  di Alessandro Di Battista che ha scaldato gli animi

E dopo il termine della conferenza, questi erano gli animi

Tra gli incazzati però per primo c’è al suo arrivo, il Cittadino Di Battista.

Neppure arrivato alla soglia dell’aula in cui si terrà la conferenza stampa riceve infatti questa domanda

E siccome parlare della Raggi quando ci sono 70 persone che chiedono di essere aiutate a fronte di una situazione drammarica fa logicamente incazzare Di Battista passa ad  attaccare il sistema politico,  la corruzione, e gli avversari del Pd che “fanno errori macroscopici”

A fine conferenza Di Battista che si era già  scontrato con i giornalisti “perché  fate un lavoro bello e importante, forse più importante di un chirurgo, perché potete raccontare la verità”  torna a parlare di Tangentopoli ma anche del suo rapporto con i giornalisti.  Ecco come sono andate le cose. Lo riporto perché  lo impone la cronaca. E lo riporto  malgrado la consigliera  Silvana Carcano arrivi all’incontro con i soliti faldoni frutto di un lavoro d’indagine ed ispettivo sui fatti accaduti che mostrano l’impegno profuso per accertare le responsabilità.  Quando domando a Di Battista se l’effetto  della spettacolarizzazione della politica, di cui antesignano è Beppe Grillo, non rischi di pregiudicare proprio il lavoro di chi si occupa di denunciare, Di Battista è  onesto: “Mi hanno chiesto di dare una mano e sono venuto ed è  chiaro che la mia presenza serve a fare pressione sui responsabili di questa situazione. Che cosa dovevo fare? Non venire? La responsabilità è  di chi queste cose le deve raccontare”. Dimentica o forse non può rispondere al precetto per cui se uno nasce tondo non può  morire quadrato.  I 5 Stelle nascono incendiari e con un linguaggio da rivolta mediatica; ed oggi sono incastrati dentro questo meccanismo. Dove tutto, anche la politica,  rischia di assumere i connotati  dello spettacolo, pregiudicando il loro stesso lavoro politico.

Qui il battibecco con la stampa continuato anche dopo la conferenza. Ecco il video

L’incontro finisce così.  Ognuno resta della sua opinione. Soprattutto però rimangono senza speranze i lavoratori che non hanno un salario da anni. E che della polemica sulla Raggi, avrebbero fatto volentieri a meno.

 

 

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