Calcio

Il derby dell’internazionalità tra Inter e Milan

11 Settembre 2015

Si avvicina il derby e Sinisa Mihajlovic lancia anche la sfida del cuore.

Chi vince la stracittadina, infatti, farà una grossa donazione a un’organizzazione benefica per l’accoglienza dei migranti. Intento lodevole, per carità. Iniziativa meritoria.

Ma sul campo, se volessimo provare a misurare il grado di apertura internazionale delle squadre di Milano, che cosa direbbero i numeri?

Abbiamo provato a fare un esercizio, applicando un indice, chiamato HH (per gli amici, Herfindahl – Hirschman), che normalmente serve per misurare il grado di concentrazione di un mercato.

Per parlare potabile, è un indicatore che assume valori tra 1 e 10000 e che dice quanta competizione c’è in un certo contesto, basandosi sulle quote di mercato relative alle aziende considerate.

Per intenderci, se l’indicatore avesse valore 10000, contrassegnerebbe un mercato con un solo attore che detiene il 100% delle quote.

È possibile applicare questo indice alle squadre di calcio?

Sì, per esempio considerando le nazionalità dei giocatori impiegati come quote di mercato relative.

Il gioco è presto fatto.

Poniamo caso che la Ruspentese, celebre compagine presieduta da Matthew Little Safes, disponga di una rosa di 25 giocatori e che tutti e 25 siano italiani.

Anche in questo caso l’indice assumerebbe valore 10000 con l’Italia a godere del 100% delle quote.

Abbiamo quindi considerato i campionati dal 2000 al 2015, controllando appunto le nazionalità dei giocatori di Inter e Milan.

concentrazione inter milan

Come si può vedere dal grafico, almeno su questa dimensione l’Inter mostra un trend di internazionalizzazione (nomina sunt consequentia…), mentre il Milan sembra interessato a una crescente italianizzazione.

Rossoneri, scendete dal Melo: siamo noi nerazzurri quelli più votati all’accoglienza. Ce lo abbiamo nel dna!

 

N.B. Jojo, nonostante il nome, conta solo una volta nell’analisi come montenegrino

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