Milano

I Sei personaggi secondo Michele Sinisi

6 Marzo 2019

Dopo Miseria&Nobiltà e I Promessi Sposi, Michele Sinisi torna ad affrontare un altro grande classico della letteratura. “Sei personaggi in cerca d’autore”, un testo centrale per la storia del teatro italiano del Novecento.

Al suo debutto sulle scene, nel 1921 al Teatro Valle di Roma, la platea contestò la pièce al grido: “Manicomio! Manicomio!”. Il pubblico infatti si trovò di fronte a qualcosa di completamente inedito, un assalto alla forma del teatro borghese, una non-storia in cui a essere messi sotto indagine non erano solo il meccanismo teatrale e la creazione artistica, ma lo stesso rapporto tra realtà e finzione.

Nel tempo, però, i Sei Personaggi sono passati da essere una pietra di scandalo a testo “classico”, da matinée per le scuole, un pezzo da museo della letteratura italiana. Difficile quindi metterlo in scena in modo innovativo confrontandosi con i grandi temi contemporanei imposti dalla mescolanza fra reale e virtuale, fra privato e pubblico e dove il confine fra informazione e manipolazione è sempre più labile.

Per provare ad individuare alcune coordinate grazie alle quali orientarci ne abbiamo parlato con il regista Michele Sinisi.

Prima e banale domanda: perché mettere in scena i Sei personaggi oggi?

L’idea è nata dal confronto con la direttrice artistica Rossella Lepore che, più volte, mi ha stimolato in questo senso. Mettere in scena classici significa rinnovare un piacere che non ha tempo e, non a caso, i classici, per quanto rivisitati, sono sempre “garanzia” per il cartellone di un teatro. Occorreva però portare i Sei personaggi ad oggi, calarli nella nostra realtà, perché partire dai presupposti scenici che, un secolo fa, provocavano straniamento e contestazione adesso non sortirebbe lo stesso effetto. Allora la teoria della relatività, la psicanalisi avevano provocato un vero e proprio sconvolgimento dei piani di percezione e conoscenza, oggi sono cose che abbiamo “digerito”. Dovevamo trovare una chiave scenica diversa…

Ad esempio?

Ad esempio interrogarsi su una questione chiave di oggi: dov’è arrivato il rapporto fra forma e contenuto? Che influsso ha sulla nostra vita di tutti i giorni il vivere immersi in una comunità virtuale “protesi”, dove tutti siamo costantemente interconnessi e, al contempo, estranei? Cosa è reale, cosa è virtuale? In scena troviamo il capocomico e il regista, gli attori e, in diretta parallela, attori che si presentano tramite diretta Facebook. Chi interpreta quale ruolo?

Un approccio complesso e su molteplici piani quindi: su quale può orientarsi lo spettatore?

Lo spettatore viene sfidato nel superamento di una concezione lineare del tempo: i fatti avvengono circolarmente, quindi in un mondo in cui non esiste una progressione in sequenza. Chi ha generato cosa? Chi è il creatore dei personaggi e dello spettacolo? Questa rappresentazione vuole mettere lo spettatore davanti alla presa di coscienza che il gesto, il fatto, non possono più essere intesi come qualcosa di generale.

La rifrazione quindi è potenzialmente infinita?

Sì, perché in uno spazio/tempo circolare quello che conta è la forma espressiva attraverso la quale lo spettacolo si gioca. Questa mancanza di certezza e linearità implica poi anche una riflessione sul contemporaneo che ci dovrebbe condurre ad una relazione più “sana” e aperta con l’altro da sé. Rinunciare a sistematizzare la realtà implica la rinuncia a comandare la vita, un impegno ad imparare a stare con gli altri in modo autentico, senza soccombere alla paranoia di voler salvare il mondo da soli.

E in questo che ruolo gioca il teatro?

Lo spettacolo è rito dello stare assieme. Stare assieme implica un’assunzione di responsabilità nello specchiarsi negli altri. Questo è già molto in un mondo che invita all’integralismo e alla chiusura. E magari può portare a vivere il quotidiano in modo più sereno…

E i social media a teatro in questo percorso come si collocano?

Utilizzare una diretta Facebook a teatro non è “fare teatro sperimentale”, ma fare teatro. Oggi, con un classico. Si tratta del nostro mondo e delle potenzialità di cambiamento offerte da un virtuale che, ormai, è anch’esso in fase di “digestione”. Nel virtuale possiamo costruirci, essere presenti su più piani spazio temporali e in relazioni “multiple”…il luogo adatto per far vivere, con la stessa potenza “turbativa” della prima rappresentazione questa pièce.

SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE DI LUIGI PIRANDELLO DAL 12 AL 24 MARZO IN SCENA AL TEATRO FONTANA DI MILANO

drammaturgia Francesco M. Asselta, Michele Sinisi, regia Michele Sinisi, aiuto regia in scena Nicolò Valandro.

Con Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D’addario, Giulia Eugeni, Marisa Grimaldo, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi, Adele Tirante

Scene Federico Biancalani

Assistente alle scene Elisa Zammarchi

Direzione tecnica Rossano Siragusano

Produzione Elsinor Centro di produzione Teatrale

Con il sostegno di Festival Castel dei Mondi di Andria

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.