Milano
I lettori lo criticano per la sentenza, il giudice si arrabbia e risponde su Fb
Sopra, la notizia del ‘Piccolo’ di Trieste postata su Facebook dell’assoluzione di 18 su 22 consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia accusati di aver dilapidato soldi pubblici in una delle tante inchieste sparse in Italia sulle ‘spese pazze’. Sotto, la sequela di commenti inviperiti di molti lettori che non se ne fanno una ragione. “L’ennesima sentenza di un paese senza né capo né coda”. “Allora i soldi per i cittadini si possono spendere per i fatti propri, che regole ha la giustizia?” “Il più pulito ha la rogna”. All’ennesima critica, il gup di Trieste Giorgio Nicoli si ribella e gli viene voglia di spiegarla. “Non nel merito – premette – che poi ci sarà una breve motivazione”, però si lascia andare a una quarantina di righe in cui, con tono un po’ piccato, chiede rispetto.
Il pm aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati per peculato a pene comprese tra un anno e otto mesi e due anni e tre mesi, ma il giudice si è limitato a rinviare a giudizio solo un indagato, ad accogliere le richieste di patteggiamento di altri due e a rimandare davanti al gup la posizione di un quarto. “Ho fatto il pm per 8 anni – spiega ai lettori del social network – il pm ha il ruolo di mettere in luce le tesi che possono confermare l’accusa e la difesa deve far valere in tutti i modi la tesi dell’innocenza e il giudice è solo davanti alla scelta di cui si deve assumere la responsabilità”. Par di capire che per il gup i giornalisti debbano assumersi invece la responsabilità di rimandare una visione distorta della giustizia: “In oltre 25 anni che mi occupo con ruoli diversi di giudizi penali non ho mai visto un caso in cui il resoconto della stampa sia corrispondente a quello in cui si è chiamati a decidere in un processo”. Sarà, ma il puntuale resoconto del ‘Piccolo’ da’ conto soltanto di chi è stato rinviato a giudizio e chi no, nulla più. Sembra invece che il giudice, ferito nell’orgoglio, si sia difeso attaccando, col classico riflesso pavloviano di qualsiasi mortale criticato su Facebook.
Manuela D’Alessandro
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