Milano
I comitati di quartiere stanno uccidendo Milano (e nessuno dice niente)
Va bene, magari dire che i comitati di quartiere stanno “uccidendo” Milano è un po’ esagerato, ma davvero non mi viene in mente un verbo migliore per descrivere la situazione in cui la città si sta venendo a trovare. Ribellioni per quei pochi concertoni allo stadio (costringendo gli organizzatori a porre limite assurdi al volume); campagne stampa contro le feste alla Montagnetta di San Siro (che ne sono uscite pesantemente mutilate); proteste contro belle iniziative come l’Open Custom (che suscitano proteste inspiegabili, costringendo chi aveva investito in quella iniziativa a rivedere i piani). E adesso, buona ultima, la notizia che la tre giorni di musica elettronica (inserita all’interno degli eventi del Milano Film Festival) al Parco Sempione prevista per il 10-12 settembre salterà.
Chi c’è dietro tutto questo? Come sempre, i comitati di quartiere. Residenti arrabbiati che sono in grado di far sentire la loro voce forte, chiara e subito; come se avessero un filo diretto con le istituzioni comunali. Ma ha senso che i comitati di residenti (in questo caso l’associazione Pro Arco Sempione) abbiano una tale forza di persuasione? Chi li ha eletti? Chi li conosce? Chi ha fatto sì che diventassero una rappresentanza istituzionale dotata, di fatto, di veri e propri poteri? Chi mi garantisce che si tratti di una rappresentanza effettiva del quartiere e non di un manipolo di persone frustrate?
Non solo: se il centrodestra (per ragioni di opportunità elettorale, vista la vicinanza politica) si schiera sempre e come un sol uomo in difesa delle istanze dei comitati – e se il centrosinistra non è mai in grado di tenere loro testa, per il timore di perdere qualche voto – chi difende gli interessi e le ragioni di chi prova a tenere in vita la Milano dei giovani?
Il punto è che i giovani di Milano non hanno nessuna vera rappresentanza politica, perché non sono una “lobby” dotata della forza necessaria: per una questione demografica (l’elettorato più agé è molto più consistente) e perché solo una parte dei giovani che vivono a Milano è residente in città e quindi, alla fine, vota in occasione delle elezioni comunali.
Così, è sempre più evidente, in città aprono decine e decine di ristoranti; mentre i luoghi storici della musica chiudono un giorno dopo l’altro e organizzare delle feste all’aria aperta diventa una odissea che sempre meno persone sono intenzionate ad affrontare (visto che si rischia anche di smenarci a livello economico, nel momento in cui tutto viene fatto saltare all’ultimo e in cui non ci sono mai garanzie che l’iniziativa vada a buon fine). Bel risultato per una città che si vuole europea, ma che dimostra in queste occasioni di essere provinciale e prona agli interessi di comitati formati da non-si-sa-chi (aspetto che meriterebbe di essere affrontato con più attenzione).
A tutto questo, si aggiunge una nota grottesca: l’evento è stato cancellato perché su Facebook avevano aderito 18mila persone. Tantissime, in effetti, ed è anche comprensibile che dopo quanto accaduto in occasione della Notte delle Lanterne ci sia un po’ di paranoia tra le istituzioni.
Ma che si guardino le partecipazioni su Facebook per decidere se autorizzare o meno una festa è ridicolo (chiunque usi davvero questo strumento sa che la relazione tra quando cliccano “parteciperò” a un evento e quanti effettivamente poi partecipano è quasi inesistente) e soprattutto che si decida di annullare un evento perché (almeno sui social network) ha successo è un paradosso inaccettabile. Che peraltro dimostra l’inettitudine ad affrontare situazioni di questo tipo della giunta comunale – e spiace dirlo visto il parere nettamente positivo che ho, in generale, di questa giunta. Se si teme una partecipazione troppo elevata e che la situazione vada fuori controllo, si mettono in campo gli strumenti necessari a monitorare flusso e partecipazione in modo che il tutto vada come deve andare. Non si approfitta della prima rimostranza dei comitati di quartiere per chiudere tutta la baracca, tirando un bel sospiro di sollievo per la grana scampata.
Troppo facile, troppo crudele nei confronti di chi vuole vivere in una città che sa divertirsi e dare sfogo alle legittime istanze dei giovani.
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