Milano
I circoli senza affiliazioni restano chiusi: “noi figli di un Dio minore”
Si va verso le riaperture, dappertutto è zona gialla, bar e ristoranti hanno riempito di tavolini piazze e marciapiedi, teatri e cinema hanno ripreso la loro attività, pur sempre, ovviamente, restando in linea con tutte le misure anti-covid previste.
Martedì 18 maggio è scattato il nuovo decreto e l’attenzione di tutti era puntata sul coprifuoco, che ancora non è stato annullato ma quanto meno spostato alle 23.00.
Nessuno si aspettava però – e nessuno ci ha inizialmente fatto caso – che il decreto stabilisse anche che la riapertura dei circoli culturali, sociali e ricreativi fosse rimandata al primo luglio, equiparandoli alle “sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casino”, cui sono stati assegnati stessa data, stessa priorità, stesso valore.
Così martedì mattina, mentre una ventina di persone sedevano ai tavolini di Cascina Martesana, la polizia annonaria è arrivata completamente inattesa e ha multato e fatto chiudere l’associazione. La ronda è partita dalle periferie e infatti la tappa successiva è stata Cascinet, che non è stata però multata perché in quel momento non c’era gente dentro.
I circoli, dopo mesi e mesi di chiusura, erano finalmente ripartiti al sopraggiungere della zona gialla con attività di bar e ristorante all’aperto. Nuovi rifornimenti, a volte nuove assunzioni e tutto l’occorrente per rispettare le norme igieniche, dal gel al termometro frontale: non immaginavano certo di dover richiudere all’improvviso poche settimane dopo.
Cascina Martesana, comunque, potrà riprendere l’attività del bar, ma solo per l’asporto: Niccolò Franchi, presidente dell’associazione, si chiede come possa essere giudicato più sicuro riversare tutta la gente nel parco rispetto al giardino della cascina dove per altro erano garantite distanze di sicurezza e tracciamento dei contatti. Inoltre, commenta, “si parla di ridare avvio alla cultura ma gli artisti lavorano soprattutto nei circoli, vuol dire che si vuol far ripartire solo una parte della cultura, quella che non viene dal basso”. Nel frattempo i muri vengono coperti di teli neri a lutto e tutti i rifornimenti che erano stati fatti immaginando di essere aperti vengono devoluti alle Brigate volontarie per l’emergenza.
Quel che è curioso è che questa norma non vale per tutti i circoli: ARCI, ACLI e tutti coloro che sono già inscritti all’albo nazione come Aps (in attesa del Runts, Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, albo generale per tutte le associazioni che però, spiega Arci Bellezza, ancora non è in vigore) sono equiparati a bar e ristoranti normali e possono quindi continuare la loro attività, oltre che a ospitare concerti e altre attività culturali e ricreative.
Posto che la norma non può essere motivata da nessuna questione sanitaria, in quanto le regole vengono rispettate da tutti esattamente allo stesso modo e, anzi, nei circoli le persone sono tesserati quindi il tracciamento risulta anche molto più semplice, viene da chiedersi chi e per quale ragione abbia voluto inserire nel nuovo dl questa differenziazione puramente burocratica il cui prezzo, non soltanto in termini economici, viene pagato dalle associazioni più fragili.
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