Milano

La Volpe e i Lupi

4 Giugno 2015

Il quadro è abbastanza chiaro, ma non troppo.

Il Pd milanese, senza una guida, si è messo nelle mani di undici personalità, il Consiglio degli Undici, che chiuso in una stanzetta deciderà regole e proposte che la sinistra dovrà presentare alla città per il post Pisapia.

Dormiamo preoccupati.

Si tratta, in molti casi, di quegli stessi consiglieri che fino all’arrivo dell’outsider Pisapia, ci hanno garantito un posto fisso all’opposizione  per ben 20 anni.

Un Pd milanese, diviso come suo solito, che certamente un giovane segretario, abbandonato dal suo mentore Romano, non riesce a tenere unito.

Missione difficilissima per chiunque, impossibile per lui.

Divisioni che sta cavalcando  chi ha già fatto partire la sua macchina organizzativa, Fiano e Majorino in prima linea , sperando in una fuga che il gruppo non sia in grado di riprendere.

Ininfluente quello che è rimasto dei ComitatixPisapia anche se la speranza, sempre l’ultima a morire, di ripetere una stagione irripetibile alimenta ancora qualche attività.

Troppa acqua è passata sotto i ponti da quel magico 2011, troppe le promesse mancate, nulla la partecipazione ventilata perchè  si possano ricontare i numeri di quell’entusiasmo.

Sel sembra aspettare e se l’attesa è di un colpo di teatro di Civati possono stare tranquilli. Arriverà prima Godot.

Si sta ripetendo, come un inquietante deja-vu quel traccheggio tipico degli anni precedenti la vittoria arancione, che ha partorito sempre candidature perdenti.

Basta pensare che gira anche la voce di un Ambrosoli due. Una vera vendetta.

Niente di nuovo all’orizzonte. Niente che sparigli come aveva sparigliato le carte Giuliano Pisapia, rompendo schemi consolidati di battaglie giocate a tavolino.

Una novità poteva essere, affrancandosi dalla logica dei partiti che ormai producono emorraggie di voti e consensi sempre più gravi, quello di presentare un gruppo di amministratori di provata esperienza di cui il Sindaco non fosse che il Primo tra Pari.

Una proposta pratica e operativa, che potrebbe trovare molto riscontro a Milano, di sicura garanzia,  in grado di beneficiare dell’esperienza di chi aveva già operato molto bene, affiancato da nuove forze in sostituzione delle gestioni fallimentari.

E questa giunta alcune  eccellenze le ha sicuramente manifestate. Ecellenze che, anche in assenza di Pisapia, avrebbero potuto garantire una continuità.

Una soluzione che però sembra una chimera che auspico solo io.

Ma se questo non bastasse per  essere preoccupati, c’è un assordante silenzio che manifesta un  disinteresse decisamente inquietante.

Ed è quello di Mister 40%  a cui sembra che Milano non interessi assolutamente. Anzi, quando ci viene a trovare per Expo non perde occasione per ringraziare chi ha preceduto l’attuale Sindaco.

Vero che Milano è sempre stata autonoma e indipendente e anche un po’ restia agli interessi Romani. Ma mollarla così sembra veramente strano e in presenza di una Volpe Democristiana le stranezze non coinvincono.

E allora, nonostante molti miei amici ben più esperti di me la definiscano fantapolitica, un’idea ( tragica) mi continua a frullare per la testa.

E mi vedo Renzi che disenteressandosi di Milano lascia che il Pd meneghino presenti una candidatura debole e facilmente impallinabile dal candidato avversario.

Candidatura di cui potra disconoscere qualsiasi paternità rinfacciandola ai dirigenti locali.

Ma mi vedo anche un Lupi, il buon ciellino, milanese, compagno di governo fedele che si è dimesso senza battere ciglio, che si presenta come antagonista anche se tanto antagonista non è.

Con la sua lista, appoggiato dagli amici di un tempo, sembrerà correre contro il PD che però avrà sguarnito ogni difesa con un candidato debole e perdente.

Un candidato per cui Renzi negherà ogni responsabilità:” l’hanno scelto a Milano, io cosa ci potevo fare?”

l buon Lupi che è sicuramente stimato dall’entourage renziano per le sue capacità operative ma soprattutto perchè assolutamente necessario adesso che il Pd ha perso l’ala sinistra.

Ma soprattutto il Lupi che è l’unico in grado di contrastare il vero pericolo all’orizzonte:  Matteo Salvini, ( o anche un suo aggressivo luogotenente) dichiaratosi pronto ai blocchi di partenza.

E per chiudere il cerchio lo scenario terribile, ma sempre più realistico è un ballottaggio Salvini/Lupi che ci costringerebbe a una scelta che non avremmo mai voluto fare.

Ma che Renzi ha gìa  fatto.

A Roma.

 

 

Postfazione. Si tratta di uno scenario improbabile, ma proprio per questo realistico che  potrebbe cambiare per molte variabili. La prima sono delle elezioni regionali che sembrano sempre più probabili.In ogni caso, per scaramanzia, è uno prospettiva  che andava scaramanticamente rivelata.

 

 

 

 

 

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