Milano
Fuori Salone (del mobile), imbruttimento riuscito
Dicono sia sorto come forma di protesta. Il Fuori Salone del mobile, sarebbe nato perché un determinato nucleo di designer non “riusciva ad entrare nel circuito”.
E ne veniva regolarmente escluso.
Doveva esserci sicuramente un motivo. E in effetti visitando gli stupendi scorci che Milano sa offrire all’interno di luoghi di secolare bellezza durante il Salone del Mobile, il motivo per cui certa “intellighenzia” è stata esautorata dal far parte della rassegna si spiega da sola, con la semplice percezione visiva.
Lo scorso anno visitai “la Sala degli Specchi” con gli affreschi del Tiepolo a Palazzo Clerici a Milano. Mi astengo dal raccontarvi come venne allestita.
Quest’anno ho deciso di collezionare un minuto di autentica bruttezza. Partendo dal colonnato della Pinacoteca di Brera acconciato come una festa cui partecipassero i Blues Brothers, e poi lo sconcio trattamento riservato all’Università Statale di Via Festa del Perdono, tra scimmioni, orrendi lampadari che violentano il colonnato d’ingresso dell’Ateneo Milanese per non dire dell’immancabile specchio davanti al quale farsi il selfie. C’ero anch’io. Ma declino ogni responsabilità. L’ho fatto solo per dire che bruttezza, chiama bruttezza. Comunque anche quest’anno, stupro riuscito
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