Arte
Quel che resta di Expo, nelle fotografie di Franco Fontana
“Le radici sono la nostra essenza, le radici sono nascoste, invisibili. Svelare, rivelare significa mostrare le radici e quindi attraverso uno scatto, mostrare noi stessi. Quello che voglio dire con le mie fotografie è quello che viene in mente allo sguardo di qualsiasi osservatore. Le fotografie sono già il mio pensiero” Così Franco Fontana, spiega ed introduce il suo lavoro attorno ai padiglioni Expo promosso da Canon, Expowall e ora esposto presso la Fondazione Eni Enrico Mattei.
Franco Fontana è uno dei principali maestri della fotografia contemporanea italiana e internazionale. Punto di riferimento per molti giovani fotografi, Fontana è lo sguardo autoriale scelto per documentare l’area Expo che in questi giorni come un sogno al mattino sta svanendo, smantellata pezzo a pezzo dagli operai al lavoro. Architectural Abstractions di Fontana è una documentazione dunque preziosa perché coglie l’evento nella sua materiale immaterialità fatto principalmente di architetture, ma soprattutto del contesto emozionale dentro cui erano inserite e che esse stesse hanno generato nei sei mesi della manifestazione.
Expo Milano è nato sotto i peggiori auspici mediatici e solo nel suo farsi, nel suo compiersi ha saputo restituire il valore emotivo e simbolico di un rito, quello tipico delle grandi manifestazioni che palesa anche il senso di una comunità: rafforzandola nell’identità e anche in un idea di sviluppo economico come culturale. Quindi una conferma di come spesso i media siano più guidati dal contesto emotivo che da una visione d’insieme delle ragioni e della competenza progettuale che invece proprio nell’esposizione di Fontana riceve il giusto tributo. Una mostra affascinante capace di coniugare il senso di un’operazione prestigiosa come Expo con l’arte di Fontana: con i suoi colori assoluti e con la qualità tecnica di stampe dalla lucentezza incredibile.
Un concerto di elementi perfettamente sintonizzati che nelle sale di Corso Magenta (Milano al civico 63) della Fondazione Eni Enrico Mattei genera anche un’intenzione ed un proposito che nasce da Expo per proseguire oltre in una chiave di condivisione e apertura alla città. Architettural Abstractions rappresenta infatti la prima apertura al pubblico della Fondazione Eni che nelle intenzioni della direttrice Sabina Ratti rappresenta il passo iniziale di costruzione di un rapporto attivo con la città di Milano. Fondazione Eni Enrico Mattei intende proseguire nel lavoro di rilancio e rivitalizzazione culturale che ha attraversato Milano nei mesi di Expo dandogli radici e profondità.
Architectural Abstractions di Franco Fontana è un percorso capace in poco più di quaranta scatti in grande formato di restituire l’eclettismo della manifestazione in particolare dell’architettura dei padiglioni Expo immaginati come sezioni di un paesaggio naturale attraversato da linee e strisce di colore. L’architettura come curve continue di materiali a contrasto con un cielo sezionato e infinito allo stesso tempo. Lo stupore come ricorda lo stesso Fontana, è il tratto generativo di uno sguardo privo di pregiudizi, ma anzi aperto all’anima di un’impresa così ricca di lavoro e intelligenza, collaborazione e dedizione. Le immagini stampate secondo un’innovativa tecnologia sono poi state raccolte all’interno di un volume a tiratura limitata (184 copie, come i giorni della durata di Expo). Un documento dunque totale di ciò che è stato e che a breve non sarà più visibile se non attraverso documenti fotografici tra i quali quello di Fontana è sicuramente il più prezioso.
Una mostra che mette dunque in luce l’aspetto emotivo di una manifestazione complessa attraverso cui oggi è possibile immaginare un futuro rilancio per Milano. Un futuro che abbia al suo centro un’idea culturale forte di relazione e condivisione, uno spazio infine che vede la Fondazione Eni Enrico Mattei attiva attraverso le sue competenze e il suo incredibile archivio. Un’occasione per Milano utile a conquistare un rilievo culturale internazionale a cui tutti i principali agenti economici pubblici come privati sono chiamati a dare il loro contributo. L’occasione è ora, sarebbe ben più di un peccato sprecarla.
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