Milano
EXPO: un paio di criticità
Durante le kermesse medioevali che raccoglievano persone provenienti dalle contrade più disparate, oltre ai fedeli e a quelli che partecipavano per ragioni di commercio, venivano calamitate sulle piazze anche altre figure, i saltimbanchi, i mangiafuoco, i venditori di pozioni magiche e naturalmente i borseggiatori che data la grande confusione che si veniva a creare, avevano buon gioco nell’esprimere il loro talento confusi tra la folla.
Mutatis mutandis Milano si appresta a vivere, in occasione dei sei mesi di durata dell’Expo 2015, una grande kermesse. Si sono mobilitate risorse eccezionali, intelligenze raffinate, organizzazioni di eccellenza per accogliere al meglio i venti milioni di visitatori che sono previsti. Probabilmente come nel medioevo, anche i borseggiatori, gli imbroglioni, i magliari e chi più ne ha più ne metta, approfitteranno dell’occasione per aumentare con una ricca trasferta il loro giro d’affari. A questo riguardo eè auspicabile che i responsabili della sicurezza abbiano pensato a potenziamenti dei controlli, ma giacchè, per quanto si possa controllare i borseggi sempre ci saranno, dobbiamo aspettarci una impennata degli stessi. È un dato che definirei quasi fisiologico, ineliminabile.
La questione che vorrei evidenziare è quella relativa alle denunce dei furti subiti., In una città come Milano, dopo una certa ora, prossima al tramonto, le denunce si possono fare solo presso la questura centrale perchè i commisariati di zona fanno orario d’ufficio, altrettanto credo avvenga con i carabinieri,; la guardia di finanza mi pare che non riceva denunce per borseggi. Avremo quindi un numero insolitamente elevato di persone costrette ad interminabili code per poter denunciare la perdita ad esempio di un documento o di una carta di credito, anche perchè senza denuncia non si avrebbe diritto a sostituzioni. Inoltre, dal momento che ci si attende visitatori da tutte le parti del mondo, gli agenti preposti a raccogliere le denunce, oltre allo stress da superlavoro, dovranno barcamenarsi con questioni linguistiche di non poco conto.
È vero che c’è l’inglese, ma quanti dei nostri poliziotti parlano inglese? Temo seriamente che siano pochi eppoi non è detto che tutti i visitatori sappiano l’inglese, per cui non vorrei che ci trovassimo a fari i conti con una difficoltà insormontabile che poi rischia di rimandare una immagine deteriorata di un evento al quale tutti teniamo e che dovrebbe dare lustro a questo nostro paese. Mi sia consentito un auspicio: che tutti i commissariati della città rimangano aperti 24 ore su 24 e che venga istituita una task force linguistica che possa permanentemente aiutare i funzionari che raccolgono le denunce.
Per passare da funzioni elevate, quali le conoscenze linguistiche, a funzioni inerenti le parti basse del corpo, un altro aspetto che temo sia di rilevante criticità è quello dei bisogni corporali. Per capire appieno quanto penso suggerisco ai milanesi di provare a cercare un bagno il sabato pomeriggio lungo l’asse che va da Largo Cairoli a Piazza San Babila.
È un’impresa ardua perché le uniche possibilità sono quelle di entrare in un bar o di sperare che qualche bagno della metropolitana non sia, come spesso accade, in disuso. Ed anche quando si riesce ad usufruire del bagno di un bar, se non si ha la fortuna di esserci entrati tra i primi, al mattino presto, le condizioni igieniche sono nauseabonde. Non oso immaginare poi le zone delle varie movide, dove presumibilmente i visitatori passeranno qualche serata magari con allegre bevute, ridotte peggio di quanto già non siano, a latrine a cielo aperto. Qui davvero non saprei cosa suggerire, solo constato un grande rimpianto per i vecchi cari vespasiani.
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