Cibo

EXPO: MA DAVVERO VOGLIAMO “NUTRIRE IL PIANETA” CON MCDONALD’S E COCA COLA?

27 Marzo 2015

La notizia non è nuova, ma forse è passata un po’ in sordina.

Coca Cola e McDonald’s, le due celebri multinazionali americane del cibo, parteciperanno all’Expo di Milano. La prima in veste di “Soft Drink Partner” e la seconda nientemeno che come Sponsor Ufficiale. Tutto normale?

Qualcuno, nei giorni scorsi, ha finito per notare una contraddizione non da poco. Che valore può avere, ci si è chiesti, la presenza di McDonald’s e Coca Cola tra gli sponsor ufficiali di un evento il cui tema è “Nutrire il pianeta” e che nelle intenzioni dei suoi organizzatori doveva essere l’appuntamento principe dedicato ad alimenti e piatti rigorosamente “doc” per garanzia salutare e provenienza culturale?

La lamentela dei fautori del buon cibo è stata piuttosto chiara: altro che spazi riservati a ristoratori italiani emergenti e chef stellati! L’evento globale dell’anno, nel quale si era puntato sulla sperimentazione culinaria tra cibi doc e sani, e sulla tradizione del made in Italy, alla fine ha letteralmente spalancato la porta alle multinazionali del fast food (e del “junk food”, il cibo spazzatura).

“Essere contrari alla presenza di McDonald’s e Coca Cola è una stupidaggine enorme” si è difeso Oscar Farinetti, patron di Eataly, intervistato in merito durante una manifestazione organizzata al “Taste”, il salone del gusto di Firenze. “Il tema di “Expo” è nutrire il pianeta, ed è universale. Semmai dobbiamo parlare del perché nel mondo c’è ancora un 20% di malnutriti”.
La strategia di Farinetti in tal senso è stata duplice: da un lato ha provato a limitare la portata degli interventi propagandistici dei due brand internazionali – “non so cosa faranno Coca Cola e McDonald’s, che è presente come main sponsor. La loro presenza non è così forte.” Dall’altra parte, l’imprenditore toscano è arrivato addirittura a decantare le lodi imprenditoriali dei due colossi americani, ricordando come entrambi le multinazionali finite nel mirino dei puristi del culto culinario diano “lavoro a tante persone in tutto il mondo”.

Ora, a prescindere dal fatto che bisognerebbe anche vedere in quali condizioni quelle persone vengono fatte lavorare, rimane comunque da capire come questa possa essere una motivazione adatta per scegliere le due multinazionali come marchi di fabbrica o partners di una manifestazione intestata al cibo, preferibilmente sano e magari anche nostrano (altrimenti rimane difficile capire come l’Expo dovrebbe rilanciare il made in Italy).

Insomma, diciamoci la verità: Farinetti avrebbe fatto più bella figura ad ammettere senza troppi giri di parole che la presenza di McDonald’s e Coca Cola non ha nulla a che fare con lo spirito nel quale l’Expo era stato organizzato, e non serve a nient’altro che a fare cassa.
Viene spontaneo pensare che la questione in sé, di certo discutibile dal punto di vista etico, sia però considerabile un “male necessario” dal punto di vista economico per un evento che è già costato miliardi di euro e i cui costi stanno continuando a lievitare (sembra che nessuno fino ad ora abbia avuto il coraggio di fare un calcolo preciso).

Quello che è davvero difficile da sopportare, nell’atteggiamento di Farinetti, è la sua difesa dell’indifendibile. Raccontarci che essendo “amico dell’Ad di Coca Cola”, insiste ogni giorno “affinché tolga i coloranti dalla bevanda”, o che con McDonald’s si è parlato “di un prodotto che sta diventando sempre più sano e pulito” offende soltanto la sua intelligenza, e la nostra.

Farinetti ci mangi per una settimana, da McDonald. Poi, se ancora se la sente, ci dirà quanto è sano e pulito.

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