Milano
“Essere una libreria di comunità nell’era del distanziamento sociale”
Come stanno vivendo le piccole medie imprese, gli artigiani, le partite iva questo periodo di emergenza sanitaria? Ma soprattutto, chi sono? E perché dovremmo scegliere loro anziché grandi marchi, spesso tutti uguali, che ci ingolosiscono per via delle mode del momento e magari per prezzi stracciati?
Il Coronavirus ha inevitabilmente indebolito e messo in crisi piccole o anche ben avviate realtà che quotidianamente lavorano con passione per ritagliarsi uno spazio nel mercato. Realtà che fanno ricerca del prodotto, delle materie prime se lo realizzano, che propongono originalità, qualità e cercano di veicolare un concetto, un messaggio, oltre che vendere.
Nella settima puntata del mio piccolo viaggio tra queste bellissime realtà italiane ho intervistato Giacomo Campagnano, proprietario della libreria del Convegno, una libreria indipendente di quartiere, che si trova in via Lomellina 35 a Milano.
Com’è nata la tua attività?
La libreria del Convegno è nata nel 1978, ha quindi più di quarant’anni di attività alle spalle. In questi decenni si sono succedute varie persone nella gestione della libreria, mantenendo sempre lo spirito iniziale, ossia quello di una libreria di quartiere, orientata a uno stretto rapporto con gli abitanti che abitano nella sua zona.
Di cosa ti occupati principalmente? Cosa proponi rispetto alle librerie delle grandi catene?
Siamo una libreria di quartiere e quindi affianchiamo all’attività commerciale anche la funzione di aggregatore sociale. Cerchiamo di fornire un servizio a tutti gli abitanti del quartiere, siano bambini, studenti, genitori o anziani, ma soprattutto la nostra intenzione è quella di creare una comunità attorno ai libri, sia attraverso incontri con autori, ma anche attraverso altre attività, come i gruppi di lettura e le serate a tema.
Quali problematiche hai riscontrato in questo periodo di emergenza sanitaria?
Essendo la nostra un’attività fondamentalmente sociale, l’emergenza sanitaria ci ha messo in crisi non solo perché abbiamo dovuto chiudere al pubblico la libreria, ma anche perché il distanziamento sociale in qualche modo minaccia proprio il modello di libreria che abbiamo in mente, non più una comunità che si incontra in libreria, ma individui che vengono a comprare libri.
Le misure del governo in qualche modo ti sono state d’aiuto?
Fino ad ora è difficile per noi valutare gli effetti delle misure del governo sulla nostra attività, aspettiamo la riapertura per capire quali potranno essere i benefici.
Quanto contano i social network e il web per una realtà come la tua?
Indubbiamente i social network sono stati molto importanti per rimanere in contatto con i nostri lettori e per far sentire loro che nonostante fossimo chiusi continuavamo a esistere. Abbiamo cercato in tutti i modi di sfruttare le risorse del web, sia per continuare a ricevere ordini da consegnare a domicilio sia per mantenere i contatti con i nostri lettori. Ad esempio non abbiamo sospeso il nostro gruppo di lettura che teniamo mensilmente, ma l’abbiamo fatto da casa, tramite Googlemeet.
Quali iniziative hai intrapreso per far fronte a questo periodo?
Stimolati anche dalle richieste dei nostri lettori abbiamo inaugurato un servizio di consegne a domicilio.
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