Milano
Appalti per 40 milioni, il pasticcio del comune di Milano sistemato dai giudici
Si è arrivati fino al Consiglio di Stato per sbrogliare la matassa. Che ha messo la parola fine a una lunga querelle riguardanti gli appalti pubblici. Il Comune di Milano, nei giorni di Pasqua e in pieno lockdown lockdown, ha prorogato fino ad aprile 2021 l’affidamento dei servizi energetici sul proprio patrimonio immobiliare ad Engie, colosso francese dell’energia, la ex GDF Suez, senza indire una gara. Una torta da quasi 40 milioni di euro all’anno. Siram, del gruppo transalpino Veolia, ha portato l’amministrazione meneghina e la concorrente al Tar per chiedere l’annullamento di quella decisione e di subentrare già dal 14 ottobre, forte dal canto sua di una convenzione già siglata con Consip – la centrale acquisti dello Stato – che le avrebbe permesso fin da subito di subentrare. Una data non casuale quella di metà ottobre: coincide infatti con il momento dell’anno che gli addetti lavori definiscono l’inizio della “stagione termica”. Ora ci hanno pensato i massimi giudici amministrativi il 17 settembre a fare chiarezza, mediando su una data che – forse – va bene a tutti: entro l’ultimo dell’anno i servizi devono passare a Siram. Ben prima della proroga voluta dal comune, qualche settimana dopo rispetto alla data invece inizialmente prevista. Che si aggiudica quindi l’appalto da 39,5 milioni di euro per gestire i servizi energetici, di teleriscaldamento e manutenzione straordinaria di 650 immobili di proprietà del Comune di Milano fra cui anche le scuole. Sentito da Gli Stati Generali anche Palazzo Marino, alla fine, si dice soddisfatto. “L’ordinanza del Consiglio di Stato – dichiara l’assessore ai Lavori pubblici Marco Granelli – ci dà il tempo di gestire la transizione mantenendo inalterata l’efficacia e la sicurezza del servizio, così importante nell’anno del Covid. Il problema per noi non è mai stata la scelta fra Engie o Siram ma solo la continuità e ci sembra che i giudici ci abbiano dato ragione indicando il limite del 31 dicembre”. Si chiude così la (caldissima) estate meneghina degli appalti pubblici: tutti felici quindi? Non esattamente. Per capire meglio di cosa parliamo, mettiamo in fila qualche data, e qualche dato.
Il 3 aprile 2020 Palazzo Marino mette sul piatto 39,5 milioni per prorogare di un anno, fino a metà aprile 2021, gli affidamenti a Engie dei cosiddetti “appalti calore”. Lo fa senza indire una gara alla scadenza dei contratti precedenti, siglati nel 2013. Fra le motivazioni proprio il Covid, l’impossibilità – dice il Comune – di bandire una gara e la necessità di mantenere inalterato un servizio che, oltre ad essere di gestione ordinaria punta anche a efficientare i consumi energetici in città in linea con gli obiettivi del Pac, il Piano aria e clima. Cruciale nella fase in cui il governo centrale di Roma sta varando norme e incentivi fiscali come quelle sull’ecobonus. Che, come confermato a Gli Stati Generali da Federcasa, sarà applicabile anche agli edifici di edilizia residenziale pubblica come le case popolari di Aler e MM. Andando spingere investimenti e business in una ricca partita che coinvolge una manciata di grandi società dell’energia fra pubbliche, partecipate e private. L’amministrazione meneghina difende la scelta di prorogare con Engie anche nel merito e non solo per le circostanze straordinarie della primavera 2020. Siram spa non ci sta per niente. Da sette anni attende una gara che non si farà e presenta un esposto pesante e dettagliato all’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac). Chiedendo di “acquisire documentazione contabile presso il Comune di Milano e di svolgere tutte le verifiche”. Citando non più soltanto Engie Servizi, ma anche la multiutility partecipata A2A per altri affidamenti e appalti che, nel loro complesso, valgono 221 milioni di euro. Siram contesta in particolare la mancata gara sugli “appalti calore” per immobili comunali e scuole. Anche perché il colosso è già aggiudicatario di una convenzione siglata con Consip secondo la quale potrebbe entrare nel rapporto di fornitura. Il Comune di Milano non attiva l’opzione con Siram perchè – è la linea ufficiale – la stessa Convenzione Consip è oggetto di ricorsi che la rendono inapplicabile al momento. La situazione è al limite. “Andava fatta una gara e il Covid altrone non le ha fermate” dice a Gli Stati Generali un addetto ai lavori del settore multiutility e energia che chiede l’anonimato. “Oppure attivare la convenzione Consip perché siamo oltre ogni soglia comunitaria” spiega facendo riferimento alla cifra dei 40mila euro per gli affidamenti diretti. “Quando si parla di 40 milioni, mille volte tanto la soglia, e il contratto ti scade il 15 di aprile allora parti un anno prima per fare la gara, non il 15 di aprile stesso”.
Siram porta tutti al Tar Lombardia. Engie invece decide di temporeggiare. Si difende davanti ai giudici ma non prende, almeno pubblicamente, posizioni. Non sono obbligati del resto, perché coinvolti di riflesso ma non in prima battuta. Chi si deve esporre è invece il cliente: il Comune di Milano. I giudici amministrativi regionali danno ragione in toto a Siram. La prima sezione del Tar Lombardia il 24 giugno accoglie in via cautelare il ricorso della filiale diretta di Veolia, sospendendo la delibera della giunta comunale di Milano che stabiliva la durata del rapporto con Engie Servizi fino al 15 aprile 2021 e dichiarando inefficace quel contratto a partire dal 14 ottobre 2020. È quella la data della fine dello stato di emergenza proclamato dal governo ma soprattutto coincide con quello che nel gergo del settore si chiama “stagione termica”: che dura, per l’appunto, fino al 14 aprile. Sono i sei mesi dell’anno in cui l’operatore che ha in appalto il servizio deve lavorare a pieno regime. Quando si accendono gli impianti di riscaldamento, salvo eventi meteo imprevisti, nelle case popolari, negli uffici, nelle scuole. Il Tar non si ferma lì e decide anche di trasmettere gli atti alla Procura presso la Corte dei Conti, andando ad aggiungere carne al fuoco dell’esposto all’Anac .
Ora a non starci più è Palazzo Marino. Che ricorre a sua volta al Consiglio di Stato spiegando che “Engie è stata gestore degli impianti termici degli immobili comunali fino ad aprile 2020 e la proroga temporanea, limitata ad un solo anno (quindi fino ad aprile 2021), è stata decisa dall’Amministrazione nell’interesse della prosecuzione di un servizio delicato ed essenziale come quello che riguarda la fornitura del calore nelle scuole, negli uffici, nelle case popolari, nelle strutture sociali, culturali”. E ribadisce, ancora una volta, che “la nuova convenzione Consip, che sancisce il passaggio al nuovo gestore, è stata infatti ‘congelata’ da un annoso ricorso che ne ha impedito l’aggiudica definitiva in tempi congrui e sostituire il gestore a ridosso o nel corso della stagione termica potrebbe risultare problematico, oltre che rischioso per la prosecuzione della fornitura”.
Il Consiglio di Stato si esprime il 17 settembre. Il collegio composto dai giudici Severini, Di Matteo, Grasso, Barreca e Quadri fissa il limite al 31 dicembre 2020 come data in cui l’appalto deve chiudersi con Engie per fare spazio a Siram. “Considerato che il provvedimento del Comune di Milano di proroga tecnica – si legge nell’ordinanza del Quinta Sezione del massimo organo amministrativo – è motivato con la necessità di avviare entro il corrente anno solare gli interventi necessari al conseguimento degli obiettivi di politica energetica fissati nel P.A.C. – piano aria e clima, ma che si tratta di obiettivi a lungo termine (entro il 2030 o il 2035) e che, d’altra parte, dai documenti versati in atti emerge come Siram s.p.a. abbia più volte dichiarato di essere pronto a gestire gli impianti integralmente dall’aprile 2021, e solo in parte dall’ottobre 2021, pare opportuno, ferme le considerazioni sui limiti alla proroga tecnica esposte nell’ordinanza impugnata, fissare la data di inizio dell’espletamento del servizio da parte di Siram s.p.a. al termine delle operazioni prodromiche previste dal Capitolato tecnico – che, del resto, risultano già in corso di svolgimento – da completarsi comunque non oltre la data del 31 dicembre 2020”. Formule giuridiche che nei fatti significano una sola cosa: Palazzo Marino ha tempo fino al 31 di dicembre per completare le operazioni che sono preliminari e funzionali all’avvio del servizio e, non oltre quella data, affidarlo a Siram spa. Una soluzione di mezzo trovata dai giudici amministrativi per non punire troppo nessuna delle parti in gioco e non complicare ulteriormente il quadro nel contesto Covid. Per esempio rispetto alla riapertura delle scuole cittadine che da metà del mese prossimo necessitano di essere riscaldate in maniera efficace per limitare i rischi di influenze che andrebbero a sommarsi ai timori di una recrudescenza del virus in autunno. Siram per i giudici ha ragione e otterrà il servizio dal primo gennaio nella peggiore delle ipotesi. Il Comune di Milano viene smentito sull’affidamento fino a metà aprile ma gli viene riconosciuto un periodo “cuscinetto” per gestire la transizione in sicurezza. L’altra multinazionale francese perde dopo 7 anni una torta importanti degli appalti pubblici milanesi ma le verrà liquidato quanto dovuto per i giorni di attività lavorativa fino alla sospensione effettiva. Tutti soddisfatti quindi? Forse.
Engie e Siram non hanno per il momento voluto commentare la vicenda a Gli Stati Generali
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