Milano
Emergenza lavoro, il dramma (e la farsa) continua
Stare in Commissione Attività Produttive in Regione Lombardia, è decisamente istruttivo. Non passa settimana senza che qualche impresa o azienda non annunci essenzialmente due cose: i licenziamenti con contestuale delocalizzazione dell’impresa (nel sud Italia nella migliore delle ipotesi altrimenti in Polonia o in India) oppure un massivo abbattimento della retribuzione dei lavoratori (e anche in questo caso come ipotesi più ottimista, visto che spesso si preferisce andar via dal territorio italiano e migrare all’estero).
Oggi i lavoratori sono quelli della Santer Reply Spa del gruppo Reply di Torino. Il Ramo d’azienda è fatto oggetto di un licenziamento collettivo. Perché? Secondo quanto racconta Renato Francia RSU CGIL, dopo un 2015 in cui si sono prodotti utili (l’azienda è complessivamente in utile ma ha delle sofferenze alla Santer Reply nel 2016) e malgrado si sia aggiudicata quattro importanti gare nel 2017, viene smantellata. Siamo alle solite quindi: quando va bene un’impresa, si incassa la ricchezza prodotta dalla forza lavoro. Se invece le cose vanno male, “forse anche per responsabilità manageriali” dice Renato Francia, allora a pagare sono sempre i lavoratori. La domanda pertanto è: esiste un’idea di impresa che non sia solo profitto, ma anche sociale? Che futuro pensiamo di costruire se l’unica cosa che conta è la massimizzazione del profitto, lasciando al loro destino persone ultracinquantenni, “troppo giovani per la pensione, e troppo vecchi per essere ricollocati?”.
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